Ciao amici lettori,
ritorniamo a parlare di Louisa May Alcott, una donna un po’ fuori dagli schemi che ispirandosi alla sua vita ha creato un capolavoro che ha accompagnato generazioni di bambine e donne. “Piccole donne” è uno di quei libri che lascia il segno, emoziona e fa sognare.
Non vi ho detto che quando lessi per la prima volta Piccole donne ero molto piccola. I nomi delle sorelle erano tradotti in italiano. Ricordo che Josephin March (Jo) era tradotto in Giuseppina (Gio) e Margareth (Meg) Margherita. Quanto tempo è passato da allora. Piccole donne l’ho letto almeno altre due volte e ancora adesso mi capita di sfogliarlo e di leggere qualche paragrafo per ritornare ad essere un po’ bambina.
Continua…… Quando Thomas Niles, socio e direttore della compagnia editoriale Roberts Brothers, le propone di scrivere un libro per giovanette, Louisa dapprima rifiutò, dicendo di non conoscere bene le fanciulle, ma poi, dietro insistenza di lui, accettò.
Sappiamo benissimo che le preoccupazioni di Louisa erano infondate e mal riposte perché non c’erano al mondo altre ragazze che lei conoscesse meglio delle quattro sorelle Alcott e proprio di loro, scrisse.
Finì il primo libro delle Piccole Donne in pochi mesi guadagnando molto e sette mesi dopo, il successo si ripeté con Piccole Donne crescono. Ormai la strada di Louisa come scrittrice di romanzi per la gioventù era tracciata e arrivando a lavorare anche 14 ore al giorno, diede alle stampe anche Una ragazza fuori moda.
Pagati i debiti, risanate le finanze della famiglia, finito di ristrutturare Orchard House, Louisa decide di regalarsi una meritata vacanza. Questa volta sarà lei a decidere con chi partire e dove andare: lei, la sorella May e un’amica attraversano l’Oceano per visitare la Francia, la Svizzera e l’Italia.
La guerra franco-prussiana sorprende le tre giovani donne americane in Svizzera. In ottobre riescono ad attraversare le Alpi e a visitare il lago di Como. Passando per Milano, Bologna e Firenze si stabilirono sei mesi a Roma dove May prendeva lezioni di disegno e pittura, e Louisa proseguiva la saga di Piccole Donne con una nuova puntata.
Le rose di giugno sopra il portico quel giorno si erano svegliate lucenti e di buon’ora e godevano profondamente del cielo limpido, senza una nuvola, come piccole vicine di casa che si vogliono bene. Le loro rosee faccine si arrossavano di eccitazione sotto la carezza del vento, e una sussurava all’altra quel che aveva visto; qualcuna di loro poteva sbirciare dalle finestre del salotto e vedere la festa al culmine;…La stessa Meg sembrava una rosa,…( cap2 – Il primo matrimonio – Piccole donne crescono).
Purtroppo il clima spensierato e riposante del soggiorno europeo fu rovinato dalla notizia della morte improvvisa del cognato John Pratt: Louisa pensava ad Anna e ai suoi ragazzi quando terminò di scrivere Piccoli uomini mentre erano alloggiate in un appartamento in Piazza Barberini a Roma.
Visto quanto accaduto a casa e sapendo che Anna ha bisogno di lei, nel maggio 1871 Louisa decide di fare ritorno in patria mentre May rimane in Italia a studiare. A casa la aspettano fama e popolarità: iniziano a fioccare lettere, domande di autografi, interviste. Furono questi gli anni d’oro in cui videro la luce altri quattro romanzi per ragazzi: Gli otto cugini, Rosa in fiore, Sotto i lillà e Jack and Jill. Rimaneva comunque sempre lei a prendersi cura del padre e soprattutto della madre, la cui salute stava velocemente declinando dopo i gravi problemi agli occhi. Il 25 novembre 1877 Abba viene a mancare: l’amata Marmee viene sepolta nel cimitero di Concord, lo Sleepy Hollow, accanto alla figlia Elizabeth.
A febbraio, gli Alcott ricevettero la notizia che May si era fidanzata con un uomo d’affari svizzero. Il 22 marzo 1878, May sposò Ernest Nieriker a Londra e si stabilirono in un sobborgo parigino.
Louisa e il padre si trasferirono a vivere con Anna e a Orchard House si costituì una scuola, la Concord School of Philosophy, diretta da Bronson che finalmente cominciava a vedere riconosciuto il suo ruolo di filosofo e pedagogo.
Louisa seppe che l’8 novembre, May aveva dato alla luce una figlia, Louisa May Nieriker. La gioia fu però di breve durata: dopo appena due settimane dal parto, May si ammalò improvvisamente e morì. Fu la zia Louisa ad occuparsi della bambina, Lulu, secondo una promessa che May le aveva strappato quando ancora aveva in grembo la figlia. Per diversi anni, tutti furono assorbiti dai progressi di Lulu e Louisa, senza più preoccupazioni economiche, poteva godersi la crescita della nipotina per la quale scrisse favole e racconti.
Il 24 ottobre 1882, Bronson ebbe un ictus che lo paralizzò e, per diversi mesi, lo privò della parola e Louisa dovette rientrare ancora una volta da Boston per prendersi cura di lui, comunque aiutata anche dalla sorella Anna. Nel dicembre del 1884, iniziò a lavorare ai Jo’s Boys, l’ultimo atto della saga sulla famiglia March, e l’impegno ne esaurì le poche forze rimaste.
Quella del giugno 1886 fu la sua ultima estate a Nonquitt, città costiera del sud-est del Massachusetts, dove Louisa amava trascorrere le vacanze. Nel gennaio del 1887, si trasferì in una casa di cura a Roxbury, appena fuori Boston. Cominciavano a ripresentarsi gli effetti dell’avvelenamento da mercurio, mangiava e dormiva male. Durante questo periodo, che lei stessa definisce di forzato isolamento, scrisse le sette storie che compongono la raccolta Una ghirlanda per ragazze.
Il 1° marzo 1888, sapendo che la fine del padre era vicina, Louisa si recò a Boston per fargli visita.
Il 6 marzo 1888, alle 3,30 del mattino, all’età di 55 anni, Louisa May Alcott si spegneva nel sonno, senza sapere di stare seguendo la dipartita del padre di soli due giorni.
Riposano entrambi nel cimitero di Concord, Sleepy Hollow.
Tratto da “Non ho paura delle tempeste. Vita e opere di Louisa May Alcott”, di Romina Angelici, Flower-ed.
- Gli elfi di Babbo Natale, fondamentali in ogni storia natalizia che si rispetti, appaiono menzionati per la prima volta nel suo libro Christmas Elves del 1855.
- Nel racconto anonimo, La tentazione del mulino, la giovane Louisa forse ha trasposto la sua esperienza personale di tentato suicidio in un momento particolarmente critico della sua vita.
- Il teatro è sempre stata la passione di Louisa che sin dai tempi di Hillside con la sorella Anna si divertiva a riscrivere pezzi teatrali e a interpretare alcune scene impersonando anche ruoli maschili, nel grande granaio, deputato a loro palcoscenico, come vediamo fare alle sorelle March, e da grande tenterà di fare anche l’attrice, purtroppo senza successo.
- Uno degli editori di Piccole donne fece un test di gradimento tanto involontario quanto efficace: lasciò il manoscritto da leggere nelle mani della nipotina e la ritrovò più tardi completamente immersa nella storia, ora sorridente, ora con gli occhi pieni di lacrime.
- Il personaggio di Laurie è la risultante di due diverse conoscenze maschili che Louisa aveva fatto nella sua vita: Alf Whitman, compagno di teatro, presso la Concord Dramatic Union, e Ladislas Wisniewski, il musicista polacco incontrato in Europa, entrambi molto più giovani di lei e con i quali Louisa aveva concluso non potesse esserci un futuro.
Tratto da “Non ho paura delle tempeste. Vita e opere di Louisa May Alcott”, di Romina Angelici, Flower-ed.
Spero che questa rubrica sia di vostro interesse. Ringrazio sempre Romina Angelici per la sua collaborazione. E se siete curiosi di conoscere la storia di Louisa May Alcott e di altre scrittrici che hanno fatto la storia, visitate la sua pagina e quella della casa editrice Flower-ed.
Aspetto come sempre commenti e opinioni.
A presto,