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31 agosto 2021 Recensione “Collezione Privata” di Evelin Durand.

Ciao amici,

finite le vacanze, che sembrano sempre durare poco, rieccomi con una nuova recensione: un romanzo steampunk letto a luglio e divorato in pochi giorni. Speravo di leggere molto di più durante l’estate, ma ahimè non sono riuscita. Ho però rivisto le mie sorelle, dopo un anno, sono stata un po’ con amici che non vedevo da un po’ e ho conosciuto nuova e bella gente. Non vi nego che mi sarebbe piaciuto uscire un po’ dalla Sicilia, ma anche quest’anno sono rimasta qui. Amo viaggiare e ne sento il bisogno…Mi auguro di poterlo fare presto.

Spero anche che vi siate riposati e ricaricato le batterie, soprattutto per chi, come me, ha un lungo anno da affrontare tra incertezze varie.

Detto questo, vi lascio alla mia recensione e come sempre aspetto i vostri commenti. Vi ricordo che ho un profilo instagram e una pagina facebook dove pubblico anche brevi post. Se vi va di seguirmi…😊

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La mia recensione

“Collezione Privata” di Evelin Durand.

Editore ‏ : ‎ Delrai Edizioni (4 giugno 2018)
Costo copertina rigida: 19,90 euro
Costo ebook: 4,99 euro
KIndle unlimited: 0 euro
Lunghezza stampa : ‎427 pagine

SINOSSI

Julian West Johanson è un medico dall’ego spropositato e uno scienziato eccezionale: nel giardino della sua enorme tenuta ama collezionare creature particolari. Non animali normali, ma esseri prima congelati in celle dalla tecnologia all’avanguardia, nei tempi difficili in cui l’imperatrice Cristine De Mustang non permette agli abitanti di muoversi nei cieli e in modi rapidi via terra. Amante delle aste clandestine, Julian rimane stupito alla vista di una cella criogenica di insolita fattura, che appartiene a un periodo passato, e ancora di più dal suo contenuto: una donna, dall’identità ignota. Sconvolto dalla dubbia moralità della vendita, il suo migliore amico Romery non perde tempo e inizia a fare offerte per un “oggetto” tanto raro, aggiudicandosi la ragazza addormentata con i soldi della famiglia Johanson. A questo punto non gli rimane altra scelta che portare la sconosciuta con loro.


“Collezione privata” di Evelin Durand è un romanzo di genere Steampunk. Per chi non conoscesse il genere, lo Steampunk  (“steam” significa vapore, fonte energetica tipica della Rivoluzione industriale) gioca con anacronismi e tecnologie, immaginando “come sarebbe il passato se il futuro fosse accaduto prima”. La Londra Vittoriana è l’ambientazione favorita dagli autori Steampunk, che popolano la città di automobili a vapore e computer con tastiere in ottone e cuoio.

Chi mi conosce sa quanto ami la fantascienza e come sia attirata da tutto ciò che ne è inerente. Quando qualche anno fa è uscito questo romanzo, ne sono rimasta subito affascinata. Ciò che mi ha colpito di più sono stati: la copertina, magnifica, sicuramente  il genere, lo steampunk, e infine la trama. Sotto consiglio di una mia amica blogger, che ha già letto il seguito e che ne è rimasta incantata, ho deciso finalmente di leggerlo.

La scrittura di Evelin Durand è scorrevole e precisa. Anche i personaggi principali sono perfettamente caratterizzati. L’ho letto con piacere e curiosità. In certi momenti non riuscivo a staccarmene.

Non avevo mai sentito niente del genere: sotto quel telo si nascondeva sicuramente un oggetto senza prezzo. Il velluto scivolò via senza far rumore, rivelando il colore insolito delle cromature e il rudimentale serbatoio delle proteine. Ogni dettaglio, dai dadi della cornice alla chiusura stagna, dichiarava a gran voce l’appartenenza alla sua era, eppure il tutto dava un senso di solidità e avanguardia.
La cosa mi fece scorrere un brivido reverenziale lungo la schiena. Romery al contrario sobbalzò, lasciando a metà un’esclamazione che sapeva di sdegno.
Emergendo dalla mia osservazione serrata, avvertii l’onda di meraviglia proveniente dal piccolo pubblico, cercando con lo sguardo cosa avesse suscitato un simile interesse.
Dentro quell’armonioso capolavoro c’era una donna.

Come già ho scritto il romanzo mi è piaciuto tanto, ma mi aspettavo qualcosa di diverso.  “Collezione privata” è a mio parere un romanzo soprattutto rosa con un’ambientazione steampunk. 

Sarebbe stato anche interessante avere qualche informazione in più su alcune tecnologie descritte nel romanzo, come l’ibernazione che è alla base dello sviluppo di tutta la storia. Sembra quasi una tecnologia semplice che, anche se sperimentale, riesce ad avere risultati sorprendenti nonostante chi l’ha realizzata faccia tutt’altro come mestiere nella vita. Colui che, nel romanzo, ha messo in pratica l’ibernazione  riesce a far funzionare una tecnologia che ai giorni d’oggi è ancora in fase embrionale. Anche gli effetti conseguenti all’ibernazione sembrano inesistenti o minimi. Ma dato che è già stato pubblicato il seguito di “Collezione Privata”, forse qualche informazione in più verrà data ai lettori curiosi come me.

Per il resto la storia è costruita attorno a Julian, un dottore egocentrico e cinico, a volte anche antipatico, e a Stila, dolce, altruista, sicura di sé e con un passato misterioso. In poche parole l’uno l’opposto dell’altro e bellissimi, come in tutte le storie d’amore che si rispettano. I due protagonisti sono attratti l’uno dell’altro da subito e si destreggiano tra un tira e molla che all’inizio mi andava a bene, ma poi mi ha un po’ stancato.

Nel romanzo troviamo oltre che una accurata ambientazione steampunk, anche un po’ di esoterismo e mistero. Il mistero che avvolge la figura di Stila, donna dai mille talenti.

Mi ha suscitato curiosità anche la situazione politica che vivono i protagonisti e che spero venga sviluppata meglio nel successivo capitolo.

Per concludere posso dire che “Collezione privata” è stata una lettura piacevole e rilassante che mi ha fatto staccare la spina dal mondo reale.

Lo consiglio soprattutto alle donne che amano le storie d’amore passionali  con ambientazioni originali e con un tocco di mistero.

Il mio voto è:

4 pinguini lettori.

Aspetto i vostri commenti come sempre.

A presto,

27/07/2021 Recensione “Le sette sorelle. Ally nella tempesta” di Lucinda Riley

Cari lettori,

oggi vi racconto il mio pensiero sul secondo volume della serie “Le sette sorelle” di Lucinda Riley, scrittrice venuta a mancare da poco più di un mese. La sua morte mi ha lasciato senza parole, perché oltre ad apprezzarla come donna e scrittrice, avevo da pochi giorni terminato questo suo libro. Per svariati motivi, tra cui alcuni problemi agli occhi che hanno rallentato di molto anche le mie letture, ho aspettato un po’ prima di scrivere e pubblicare la mia opinione su questo romanzo.

Editore: Giunti Editore
Anno edizione: 2015
In commercio dal: 4 gennaio 2016
Pagine: 608 p., Brossura

TRAMA

La giovane Ally, velista esperta, è distesa al sole di uno yacht in mezzo all’Egeo e sta vivendo uno dei momenti più emozionanti della sua vita: l’intesa professionale con il famoso skipper Theo Falys-Kings si è da poco trasformata in un amore appassionato. Ma la loro felicità viene bruscamente interrotta dalla notizia della morte di Pa’ Salt, il magnate svizzero che ha adottato Ally e le sue cinque sorelle e che ha lasciato a ciascuna una serie di indizi per mettersi sulle tracce del loro passato. Ally è troppo sconvolta per esaudire la volontà di suo padre; vuole solo abbandonarsi nelle braccia di Theo e ritrovare un po’ di serenità: non sa però quello che sta per succederle, né sa che presto dovrà gettarsi nella lettura del volume lasciatole da Pa’ Salt, la burrascosa storia di Anna Landvik, una cantante d’opera norvegese che nella seconda metà dell’Ottocento divenne la musa del compositore Edvard Grieg. Ed è proprio nella gelida e romantica Norvegia che Ally dovrà scoprire cosa la lega a questa donna misteriosa.


“Ally nella tempesta” è il secondo romanzo della serie “Le sette sorelle” dell’ autrice irlandese Lucinda Riley. La saga composta da sette libri vede protagoniste sette giovani donne. Ognuna porta il nome delle stelle che fanno parte della costellazione delle Pleiadi: Maia, Alcione detta Ally , Asterope detta  Star, Celeno  detta Cece, Taigete  detta Tiggy, Elettra e Merope. Per chi non lo sapesse le Pleiadi erano le  figlie di Atlante, il titano a cui Zeus aveva affidato il compito di sostenere la Terra, e di Pleione, la dea protettrice dei marinai.

Quando erano ancora piccole, Pa’ Salt, un uomo avvolto dal mistero, le ha adottate. Ciascuna di loro non conosce le proprie origini, ma alla morte del loro padre adottivo, attraverso degli indizi lasciati proprio da lui, come le coordinate incise su una sfera armillare posta nel giardino della loro casa, scopriranno il loro passato.

 “Cominciai a pensare alle coordinate sulla sfera armillare e al fatto che i segreti che racchiudevano potevano sconvolgere completamente ciò che ognuna di noi conosceva – o non conosceva – a proposito della propria vita.”

In realtà, chi segue la serie, sa già che le sorelle adottate da Pa’ Salt sono sei, ma nel settimo libro si parla di Merope, la sorella perduta…

Oggi, però, è il momento di parlare di Alcione, conosciuta con il nome Ally.

Ally è la seconda sorella, una ragazza tenace , coraggiosa  e volitiva e con più di un talento. Lei è una velista di successo e una musicista, ma questa ultima dote, per qualche strano motivo, inizialmente non sembra suscitare più il suo interesse. Ma sarà proprio la musica, a farle scoprire il proprio passato.

Nella mitologia greca, come scrive la stessa autrice in un’appendice del romanzo, Alcyone, la seconda delle sorelle, è conosciuta come una leader, e la sua stella è una delle più luminose della costellazione. Durante i giorni di Alcyone, quando il mondo si riempie di gioia, prosperità e tranquillità, il personaggio mitologico posa lo sguardo sul Mar Mediterraneo, rendendolo calmo e sicuro per i naviganti.

Quando inizia la storia della nostra protagonista, Pa’ Salt è ancora vivo ed Ally vive la sua vita tra il mare e un nuovo amore.

In un momento in cui Ally assapora la felicità, il mondo inizia a prendere una direzione diversa: Pa’ Salt non c’è più. Da questo momento inizierà a porsi delle domande che la porteranno indietro nel tempo e alla scoperta delle sue origini.

Come nel precedente romanzo accanto alla storia della protagonista vivremo la storia della sua antenata Anna Andersdatter Landvik . Questa volta la Reley ci porterà in una terra lontana: la Norvegia. Nazione bellissima che ho avuto il piacere di visitare e dove spero di ritornare.  

Inizialmente vedremo Anna spensierata nella sue montagne, in una contea del sud della Norvegia. Dalle montagne ci sposteremo alla città, dove la giovane Anna con il dono di una voce incantevole, incontrerà attori, musicisti e cantanti che faranno da sfondo alla sua storia. Non posso aggiungere altro alla trama, perché altrimenti svelerei troppo. La tentazione è sempre forte.

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Il romanzo “Ally nella tempesta”, inizialmente non mi ha colpito come invece era successo con il primo volume della serie “Le sette sorelle”. Perché il personaggio di Ally mi è sembrato inizialmente noioso, anche se essendo una velista e solcando i mari, la sua vita non si può considerare una noia, ma una continua avventura.

Non si è mai preparati all’arrivo di una tempesta e infatti, nel momento in cui arriva, sconvolge la vita di chi incontra al suo passaggio. Tempesta reale e tempesta intesa come una metafora della vita. Ally cerca di aggrapparsi a qualcosa e lo fa cercando di scoprire il suo passato. Attraverso una storia, lasciata da Pa’ Salt, conosce la vita della sua antenata Anna e scopre le sue origini.

Da questo punto in poi ho iniziato ad amare il romanzo. Forse perché mi piace scoprire le storie passate o forse perché la stessa protagonista Ally cambia. Il suo modo di vedere le cose e di affrontare il dolore mi ha stupita. Il coraggio, la voglia di andare avanti nonostante ciò che le è capitato mi hanno portato ad affezionarmi a lei.

Lucinda Riley ha la capacità di creare dei personaggi veri, di stupire man mano che si va avanti con la lettura dei suoi scritti.

Mi ha incuriosito molto il personaggio di Anna, anche se non ho apprezzato le sue scelte. Forse troppo ingenua e orgogliosa, mi ha fatto scoprire un mondo di una lontana Norvegia in cui le donne sole non avevano vita semplice senza l’appoggio di un uomo. Nonostante tutto alla fine  Anna è stata una donna fortunata, grazie probabilmente alla sua capacità di incantare con la sua voce, nonostante le sofferenze e le rinunce che ha dovute subire.

Avrei preferito sapere un po’ più di lei, ma la sua storia rimane alla fine avvolta da un velo di mistero.

Gli ultimi capitoli di questo romanzo mi hanno piacevolmente colpita. Lasciano al lettore una dolcezza,  una tenerezza  e una speranza che in questo momento non possono che far bene.

Per concludere posso dire che l’autrice con la sua scrittura chiara, scorrevole e con la sua capacità di portare in luoghi lontani nel tempo e nello spazio è riuscita nuovamente a conquistarmi. Forse se la prima parte del romanzo non mi avesse in parte annoiato  o fosse stata più sintetica, anche se fondamentale per lo sviluppo della storia di Ally, avrei apprezzato in toto la storia.

Anche questo viaggio in Norvegia è stato bello e sicuramente continuerò a leggere le storie delle sette sorelle.

Lo consiglio a tutte le donne che non si arrendono, alle combattenti, a chi cerca un sogno in cui credere e a chi spera fino alla fine.

Il mio voto è 4 pinguini lettori.

Per oggi è tutto,

se vi va, lasciate pure un commento.

A presto,

Le immagini sono prese da internet.