Ciao amici,
oggi vi parlo di un libro particolare: “Vasandhi Schiava in India, schiava in Italia” di Rinaldo Boggiani edito da Infinito Edizioni. Ne ho parlato tanto nei miei profili social e anche qui. Il Romanzo è legato al bellissimo progetto “Un libro, una pietra“: realizzare in India e, in particolare ad Singampunari dove è nata e cresciuta la nostra protagonista, un ritrovo per anziani e un doposcuola per tutti i bambini che non hanno la possibilità di studiare. Come ho già detto nella mia segnalazione: la cultura e l’istruzione rendono liberi. Essendo insegnante ho modo di parlare con altri colleghi che si occupano di tematiche come lo sfruttamento e la violenza sulle donne. Spero che questo libro possa arrivare anche nelle scuole e nella mia scuola. Per conoscere il progetto potete andare a leggere il mio articolo qui
Vasandhi Schiava in India, schiava in Italia” di Boggiani Rinaldo
TRAMA
Il viaggio di Vasandhi comincia da Alagapuri, nel sud dell’India, luogo povero d’acqua e di cibo ma ricco di spiritualità, amicizia e amore, unici antidoti contro prevaricazione, violenza e morte, all’ordine del giorno. Data in sposa giovanissima e contro la sua volontà a un italiano molto più anziano di lei, arriva nell’Italia settentrionale e qui conoscerà l’abisso. Ma non si arrenderà mai e farà di tutto per sfuggire al mondo sommerso in cui è stata calata e per ridare dignità al dolore, trasformando le ingiustizie in ragione di lotta e di resistenza. Una storia vera, dei nostri giorni, che entra nel cuore del lettore e ci rimane per sempre.
LA MIA OPINIONE
Il racconto di Vasandhi inizia con un Om, sacro mantra, parola magica, preghiera, aiuto del pensiero, della memoria. Il racconto della storia di sua nonna Minakschi, madre di suo padre, mi colpisce subito. Il fatto di essere donna sembra essere quasi una condanna: non esiste libertà, esiste solo sottomissione. Se ti ribelli alla dittatura dell’uomo, rischi di non sopravvivere.
La violenza sulle donne, ma anche sui bambini, incapaci di poter sviluppare al meglio le proprie capacità, privati delle possibilità di poter giocare e studiare, è scritta nelle pagine iniziali di questo libro. Un libro scritto con il cuore da Rinaldo Boggiani e raccontato, attraverso delle registrazioni, da Vasandhi stessa. I suoi ricordi, sono così vivi che non puoi fare a meno di soffrire con lei, di piangere insieme a lei.
“Nel luglio del 1966 nacqui io, Vasandhi, che vuol dire primavera”.
La nascita di Vasandhi, la sua infanzia, la povertà della sua famiglia, le vite stroncate troppo presto, rendono impotente il lettore. Vorresti aiutare quei bambini ad uscire dalla miseria, a farli giocare un po’ di più, ma quello che può fare è solo leggere e ricordare.
“La mia giornata era scandita così: sveglia presto al mattino per raccogliere i frutti di nee, poi la scuola, a casa verso le quattro, in campagna fino alle sei, di nuovo a casa, cena, compiti.”
“Papà nei campi, mamma nella stalla, noi bimbi dovevamo badare a noi stessi”
Poi Vasandhi diventa una donna. Questo è il momento della svolta e di altra sofferenza. Le donne in India vengono date a un marito solo se si ha la dote. Può essere chiunque. L’uomo sceglie la donna da sposare e non viceversa. Vasandhi viene data in moglie ad un occidentale che vive in Italia. Lui ha una cultura diversa, ha più del doppio della sua età e soprattutto non è l’uomo con cui sperava di trascorrere il resto della sua vita.
Ciò che mi ha colpito di più in questa seconda parte del romanzo è il carattere di Vasandhi. Una donna forte che vorrebbe cambiare la sua situazione, ma non ci riesce, perché il sistema che la tiene prigioniera è troppo forte. La soffoca fino a farla quasi impazzire. A salvarla sarà Radha, sua figlia.
“Dovevo uscire da quella casa. Andai sull’argine, camminai veloce, sempre più veloce. Respiravo aria, volevo l’acqua più vicina, il fiume, un amico, la natura, un aiuto. A pochi metri dalla corrente, pensieri strani. Basterebbero due passi…mi dissi. Feci il primo passo. Ma il pensiero di Radha mi fece indietreggiare. Cosa ne sarebbe stato di lei?..”
Alle donne che diventano madri succede qualcosa. Si cambia in meglio o in peggio. E’ un cambiamento che arriva all’improvviso e ti può far diventare una guerriera, una tigre, capace di uscire le unghia all’occorrenza. Questo cambiamento lo si vede già nella nonna Minakschi, a cui Vasandhi somiglia tanto per il coraggio e la forza.
Lo si vede nella madre di Vasandhi, che al contrario, invece di proteggere le figlie, le umilia, le tortura psicologicamente. Diventa anche lei quasi un’aguzzina, perché il dolore, i soprusi subiti dell’essere donna, le hanno solo creato astio e rancore verso chi le sta vicino. Vasandhi che dovrebbe trovare in sua madre un’amica, un’alleata, in realtà trova solo un muro.
Invece alla fine è il padre, cresciuto nella violenza anche lui, che sembra dare più conforto a Vasandhi.
La nascita di sua figlia Radha porta un forte cambiamento nella vita di Vasandhi. E’ allora che accade il cambiamento e che arriva la ribellione. Un accumulo di sofferenze e di delusioni che esplodono in qualcosa di costruttivo. Una svolta che renderà Vasandhi una donna libera.
Un libro di coraggio che ho amato dalla prima all’ultima pagina.
Alla fine del romanzo c’è la postfazione di una giovane donna, un’ altra guerriera: Francesca Cipelli, atleta paraolimpica della Nazionale Italiana, madrina del progetto Un libro, una pietra. La sua storia è racchiusa in poco più di tre pagine. Le sue parole mi hanno commosso e l’ho ammirata per il suo coraggio e la sua forza di volontà.
Il romanzo scritto da Rinaldo Boggiani entra nel cuore attraverso le parole di Vasandhi, come se fossero sussurrate al suo orecchio e riportate sulla carta con parole semplici e delicate. Una storia di dolore, di solitudine, di amore e di coraggio.
Sembra di sentirla vicina, mentre ci porta in India quando ancora lei non era nata e piano piano avanti nel tempo nel momento della sua nascita. Le vita dei fratelli, delle sorelle, dei suoi genitori segnate dalla sofferenza. Ho pianto con Vasandhi nei momenti in cui ha perso qualcuno. Ho vissuto con lei nel momento del riscatto.
Nel mio piccolo sono con lei e con tutte le donne che riescono a risollevarsi nonostante il dolore, ma anche con quelle donne che non riescono a liberarsi dalla prigione di chi le rende schiave.
Portiamo avanti il progetto e il sogno di Vasandhi: Un libro, una pietra.
Ringrazio nuovamente Radha, la figlia di Vasandhi, per avermi fatto dono di questo libro e aver avuto modo così, di conoscere la storia di una donna forte, capace di affrontare a testa alta le avversità della vita.
Il mio voto è:
5 pinguini lettori.
A presto,