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29 /01/23 Fantascienza e dintorni – Parte due

Ciao amici,

continua il nostro viaggio nella fantascienza, parlando di film cult e dei libri che li hanno ispirati e hanno ispirato.

Insieme a Massimo Valentini, lui stesso autore di un libro di fantascienza “Il sogno di Nova”, esploreremo gli errori del film “2001 Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick, (1968) e scopriremo delle curiosità che in pochi conoscono.

“2001 Odissea nello Spazio” è da sempre considerato uno dei capolavori del cinema fantascientifico di tutti i tempi. Scritto nel 1968 da Stanley Kubrik, praticamente in contemporanea all’omonimo romanzo di A.C. Clarke. Il film ebbe anche un seguito nel 1984 diretto da Peter Hyams. Quest’ultimo, dal punto di vista artistico, non può però essere al pari del film di Stanley Kubrik.

Trama: La scoperta di uno strano “monolite” sulla superficie lunare in qualche modo collegato con Giove spinge i governi terrestri a organizzare una missione esplorativa. La “Discovery”, la nave che porterà un equipaggio composto da membri selezionatissimi nello spazio, parete quindi alla volta del gigante gassoso gestita da un perfezionatissimo computer di bordo dotato di consapevolezza.       

“2001 Odissea nello spazio” è uno dei pochi film che non mostra, giustamente, effetti sonori delle astronavi, ma trattandosi di una pellicola che più di ogni altra ha fatto storia, mi sembra giusto sottolinearne anche i pregi. Per esempio, la stazione spaziale rotante e lo spazioplano Orion III furono ovvie prove dell’attenzione posta da Kubrick alla verosimiglianza scientifica. Già all’epoca delle missioni Apollo si studiavano infatti veicoli riutilizzabili (studi che avrebbero portato allo Space Shuttle) e si pensava che stazioni orbitanti rotanti e veicoli come Orion III fossero il domani dell’esplorazione spaziale. Lo stesso HAL fu il frutto di una chiacchierata del regista con Marvin Minsky, scienziato considerato “il padre dell’Intelligenza Artificiale”. Minsky era davvero persuaso che per gli anni duemila sarebbero stati prodotti computer senzienti e quindi possiamo ipotizzare che, se avesse detto una data diversa, sarebbe diverso anche il titolo del capolavoro in oggetto. Nel vuoto, come sappiamo, il suono non può viaggiare e quindi le astronavi dovrebbero essere silenziose ma questo leverebbe “impatto scenico” alle scene. La scelta furba di Kubrick sottolineava invece l’eleganza delle manovre delle navi e, immagino, lo stato dell’arte della tecnologia aerospaziale immaginata dal regista, con della musica classica. Una scelta davvero raffinata. 

Dopo gli elogi passiamo agli errori

Errore 1 – Nelle sequenze iniziali, una scimmia ha in mano una tibia, però poi lancia un femore.

Errore 2 – Sempre nel prologo (eggià, “2001” sembra quasi la versione cinematografica di un libro) vediamo che nel pleistocene africano uno degli erbivori che osserviamo è un tapiro. Ma questa specie non si è mai spinta in Africa. Nell’omonimo romanzo di Clarke la preda della prima caccia umana è un facocero, cosa questa esatta dal punto di vista scientifico.

Errore 3 – La sequenza iniziale che mostra l’allineamento tra Luna, Terra e Sole, si vede quest’ultimo che sorge sulla sommità (per l’osservatore) del pianeta, mentre sulla Terra si vede già una “falce” illuminata dall’astro, ma ciò è possibile, proprio perché il Sole sta sorgendo sopra al disco della Terra e non può illuminare il pianeta anche dietro, come invece è mostrato dalla pellicola.

Errore 4 – Al contrario della Nostromo di “Alien”, la Discovery è nuova di pacca. Va bene, è plausibile in quanto la nave è stata costruita appositamente per quella missione, ma non è plausibile che tutte le altre navi mostrate dal film, ivi compresa la stazione orbitante, non presentino neanche una macchia dei rivestimenti.

Errore 5 – Il modulo lunare Aries 1B, dalla forma sferica e con la cabina di comando posta in alto e rovesciata rispetto al settore passeggeri dove si rilassa il dr. Floyd, e atterra (ma dovremmo dire “alluna”) a Base Clavius su quattro zampe. Non è allora possibile per i piloti vedere la base sottostante negli oblò come appare nel film, visto che NON si tratta di schermi. Nella scena che mostra il dr Floyd dormire col braccio fluttuante nello spazioplano vediamo una hostess recuperare la penna dell’illustre passeggero. La donna indossa, come furbescamente mostrato da Kubrick per sottolineare la precisione della pellicola allo spettatore, delle “grip shoes” ma proprio durante quella scena la donna inciampa il ché è errato perché la dinamica mostrata dalla sequenza si accorderebbe meglio con la gravità e non con l’assenza di essa! Un errore superficiale: strano che Kubrick non se ne sia accorto.

Errore 6 – Quando HAL gioca a scacchi con uno dei membri dell’equipaggio sbaglia clamorosamente mossa. Davvero strano per un computer che aveva asserito di essere “a prova di errore”. A meno che Kubrick non avesse voluto dare allo spettatore un indizio dell’inefficienza di HAL.

Errore 7 – La famosa scena che vede Bowman far detonare il portello esplosivo della capsula per entrare nella DISCOVERY va bene per lo stratagemma immaginato: con i bracci meccanici della capsula apre un portello d’emergenza e poiché non indossa il casco, lasciato nella nave, crea un’esplosione di ossigeno che lo proietta nell’astronave nel più assoluto silenzio dovuto alla mancanza di propagazione d’onde sonore. Però la capsula è fuori dalla nave madre, senza alcun collegamento poiché Bowman per uscirvi l’ha fatta ruotare su sé stessa, quindi avrebbe dovuto essere proiettata in senso opposto dall’esplosione.

Errore 8 – La sequenza mostra anche del fumo il portello divelto della capsula “sparisce” quando invece sarebbe stato potenzialmente mortale per Bowman, rimbalzando senza atmosfera nell’ambiente.

Errore 9 – È il non aver tenuto che nello spazio la temperatura è sui -130° C cosa che causerebbe un congelamento immediato di tutti i tessuti viventi esposti al vuoto.

Errore 10 – Spesso nei film di Fantascienza, anche in “2001”, le porte sono scorrevoli. Nella realtà è impossibile realizzare una perfetta tenuta stagna con una porta scorrevole e anche se fosse possibile l’usura delle guarnizioni manderebbe la sigillatura a farsi benedire. TUTTE le porte che devono assicurare una perfetta tenuta stagna sulla Terra tipo camere iperbariche o anche semplici celle frigorifere non sono MAI scorrevoli, ma SEMPRE a battente. Nello spazio, quindi, dovrebbero essere a battente anch’esse.

Errore 11 – La scoperta del monolite sulla Luna. Con una gravità così bassa gli astronauti non avrebbero potuto camminare come mostrato dal film ma a balzi. Esattamente come Buzz Aldrin e compagni.

Naturalmente il fatto che “2001 Odissea nello spazio” e ” Alien”, di cui abbiamo parlato nel precedente articolo, presentino errori non ne inficia il valore ludico o storico. Però andare a caccia di errori è divertente e, forse, anche un modo per apprezzarli meglio.

Massimo Valentini.

Curiosità

Come già detto sopra il film “2001: Odissea nello spazio” è stato diretto da Stanley Kubrick e scritto da lui stesso e Arthur C. Clarke. Il romanzo “2001: Odissea nello spazio” è stato scritto da Arthur C. Clarke e pubblicato nel 1968, lo stesso anno in cui il film è stato distribuito nelle sale cinematografiche. In realtà, il romanzo e il film sono stati sviluppati contemporaneamente, con Clarke e Kubrick che lavoravano insieme alla sceneggiatura del film e alla stesura del romanzo . Quindi, possiamo dire che il film si ispira al romanzo e viceversa.

  1. Gli anni in cui Kubrick lavorava al film erano quelli della corsa allo spazio. Nel 1969, l’Apollo 11 sbarcò sulla Luna. Kubrick era talmente ossessionato da questa cosa da ingaggiare una vera lotta contro il tempo per battere la NASA. Temeva che se ci fosse stato uno sbarco prima dell’uscita del film, il suo “2001: Odissea nello spazio” sarebbe risultato obsoleto .
  2. Dopo aver visto il film, Federico Fellini scrisse un telegramma a Kubrick nel quale scrisse: “Caro Stanley, ho visto ieri il tuo film e ho bisogno di comunicarti la mia emozione e il mio entusiasmo”. Pare che anche John Lennon fosse un grande fan del film, tanto da vederlo una volta alla settimana .
  3. I Pink Floyd avrebbero dovuto collaborare alla colonna sonora del film, ma a causa di altri impegni dovettero declinare. Tuttavia, il brano “Echoes” (1971) è perfettamente sincronizzato alla sequenza dell’avvicinamento a Giove e dell’Ultimate Trip.
  4. Il pianeta al centro del film di Stanley Kubrick sarebbe dovuto essere Saturno, e non Giove come poi è effettivamente stato. Perché il cambio di rotta? Perché il team addetto agli effetti speciali riuscì a convincere il regista che, con la tecnologia dell’epoca, sarebbe stato impossibile realizzare in maniera convincente gli anelli attorno a Saturno.
  5. La musica iniziale del film “2001: Odissea nello spazio” è “Così parlò Zarathustra” di Richard Strauss . Questo brano è stato scelto da Stanley Kubrick come brano provvisorio per il film, ma alla fine è stato mantenuto nella colonna sonora definitiva

Spero che l’articolo sia stato di vostro gradimento.

La vostra blogger Lucia

Alcune immagini e curiosità sono prese da internet e costituite da materiale largamente diffuso. Qualora il loro uso fosse soggetto a diritto d’autore, provvederò alla loro pronta rimozione in seguito alla segnalazione via email. La cover della rubrica è realizzata con Image Creator e Canva.

19/11/2023 Recensione “Sangue Inquieto – Un’indagine di Cormoran Strike” di Robert Galbraith

Editore ‏ : ‎ Salani; 2° edizione (25 febbraio 2021)
Copertina rigida ‏ : ‎ 1104 pagine
Costo ebook: 15,90
Costo audiolibro: 9,99 euro
Costo cartaceo 24,90 euro

TRAMA
Il nuovo caso arriva nelle mani di Cormoran Strike in una buia serata d’agosto, davanti al mare della Cornovaglia, mentre è fuori servizio e sta cercando una scusa per telefonare a Robin, la sua socia. In quel momento tutto desidera tranne che parlare con una sconosciuta che gli chiede di indagare sulla scomparsa della madre, Margot Bamborough, avvenuta per giunta quarant’anni prima. Un cold case più complesso del previsto, con un serial killer tra i piedi e un’indagine della polizia a suo tempo molto controversa, fra predizioni dei tarocchi, testimoni sfuggenti e piste oscuramente intrecciate. Galbraith ritorna con un nuovo, magnetico capitolo della storia di Robin e Strike, una delle coppie di investigatori più amate di sempre.

Foto Instagram

La mia opinione

“Sangue inquieto” è il quinto capitolo della serie di “Un’indagine di Cormoran Strike” di Robert Galbraith, pseudonimo della famosa scrittrice J.K. Rowling.

Questo quinto volume, lungo più di 1000 pagine, vede i due protagonisti Cormoran Strike e Robin impegnati in un cold case. Sono passati, infatti, più di quarant’anni da quando una giovane dottoressa, Margot Bamborough, è scomparsa e la figlia, Anna Phipps, allora bambina, vuole capire cosa sia accaduto alla madre.

Lo stesso titolo “Sangue inquieto”  cattura l’essenza del romanzo: un’indagine complessa, segreti sepolti, angoscia e una tensione palpabile che tiene il lettore incollato alle pagine.

Robert Galbraith ci porterà indietro nel tempo, insieme ai due investigatori privati a cui è stato affidato l’incarico di ritrovare Margot, viva o morta, ma con il limite di tempo di 12 mesi.

Cormoran Strike, reduce di guerra con una protesi alla gamba, non può fare a meno della sua pinta di birra e delle sue sigarette. Robin, socia dell’agenzia investigativa, è alle prese con un divorzio difficile e doloroso. Insieme, dovranno ricostruire la vita della dottoressa scomparsa vicino allo studio medico dove lavorava, non senza affrontare alcune difficoltà.

Un caso complesso che vede molte persone coinvolte, tra cui un serial killer di nome Dennis Creed. Si tratta di un individuo sadico, stupratore e narcisista che sembra essere coinvolto non solo nella scomparsa di Margot, ma anche in quella di una adolescente di nome Louise Tucker.

Sono tanti gli indiziati e in aiuto di Strike e Robin verranno fuori le prove raccolte dai precedenti investigatori, in particolare di Talbot. Quest’ultimo, ormai morto, ma che durante il caso, era stato preda di allucinazioni a carattere esoterico e per questo rimosso dal caso, lascia degli appunti, ricchi di simboli, tarocchi, ma che in qualche modo aiutano a mettere in luce aspetti del caso che sembravano ormai insabbiati.

Oltre al caso di Margot, l’agenzia investigativa ormai nota per la risoluzione di casi difficili, ha altri lavori da portare avanti e lo fa con l’aiuto di altri dipendenti. Robin, nonostante sia la socia di Strike, proprio perché donna, sarà sempre guardata dall’alto in basso sia da chi lavora sotto le sue dipendenze, sia da chi le affida il lavoro.

Un tema, quello della condizione della donna, che viene messo in luce diverse volte nella storia, anche guardando al caso di Margot, giovane dottoressa ed ex coniglietta di Playboy, guardata con invidia dalle altre donne e con sufficienza dagli uomini dottori, che dovrebbero essere suoi pari.

Insieme al tema della condizione della donna, la violenza di genere, c’è il dolore di Strike per la malattia terminale della zia che l’ha cresciuto come un figlio. I rapporti umani sono molto approfonditi e le emozioni dei protagonisti vengono portate fuori, coinvolgendo molto il lettore.

Le mie copie cartacee

In “Sangue Inquieto”, si parla di emozioni e, in particolare, di sentimenti. Viene finalmente dato tanto spazio al rapporto tra Robin e Strike, con momenti intensi che chiariscono molte cose che fino ad ora erano state messe da parte. Ho amato questi momenti e amo questi due protagonisti con tutti i loro difetti e il loro carattere forte. Robin è una ragazza brillante, forse un po’ troppo chiusa e a volte spaventata dalla vita, ma riesce a tirare fuori al momento giusto tutta la sua forza e il suo coraggio.

Che dire di Strike, sempre imbronciato, ma con un cuore grande, che tira dritto per la sua strada senza mai guardarsi indietro, nonostante Charlotte, la sua ex, sia sempre pronta a mettere in discussione tutto.

Per quanto riguarda il finale, quest’ultimo mi ha spiazzato: non ci sarei mai arrivata. Credo che Robert Galbraith lo abbia fatto di proposito con la sua tecnica di narrazione complessa e tutti quei personaggi messi lì ad essere esaminati.

Traendo le conclusioni di questo lunghissimo romanzo, a volte troppo prolisso, ma con una scrittura che non annoia, posso dire che ho amato tantissimo le parti in cui sono coinvolti in prima persone Strike e Robin, la soluzione del caso e le ultime pagine di questo quinto capitolo.

Non vedo l’ora di leggere il seguito. Vedrò di farmi questo auto-regalo per il mio compleanno, che ormai è vicino. Non posso aspettare oltre. Entro l’anno voglio iniziare a leggere il seguito. Mi mancano già Robin e Strike.

Consiglio questo romanzo a chi ha già letto i precedenti della saga e di iniziarla se amate i gialli.

Il mio voto è

5 pinguini lettori.

Di seguito lascio, in ordine di pubblicazione, i titoli dei libri della serie, la trama e la cover del primo volume di “Un’indagine di Cormoran Strike”.

La serie di Cormoran Strike

Volume 1 – Il richiamo del cuculo. Un’indagine di Cormoran Strike

Volume 2 – Il baco da seta. Un’indagine di Cormoran Strike

Volume 3 – La via del male. Un’indagine di Cormoran Strike

Volume 4 – Bianco letale. Un’indagine di Cormoran Strike

Volume 5 – Sangue inquieto.  Un’indagine di Cormoran Strike

Volume 6 – Un cuore nero inchiostro.  Un’indagine di Cormoran Strike

TRAMA: È notte fonda quando Lula Landry, leggendaria e capricciosa top model, precipita dal balcone del suo lussuoso attico a Mayfair sul marciapiede innevato. La polizia archivia il caso come suicidio, ma il fratello della modella non può crederci. Decide di affidarsi a un investigatore privato e un caso del destino lo conduce all’ufficio di Cormoran Strike. Veterano della guerra in Afghanistan, dove ha perso una gamba, Strike riesce a malapena a guadagnarsi da vivere come detective. Per lui, scaricato dalla fidanzata e senza più un tetto, questo nuovo caso significa sopravvivenza, qualche debito in meno, la mente occupata. Ci si butta a capofitto, ma indizio dopo indizio, la verità si svela a caro prezzo in tutta la sua terribile portata e lo trascina sempre più a fondo nel mondo scintillante e spietato della vittima, sempre più vicino al pericolo che l’ha schiacciata…Un page turner dalla scrittura forte e la trama perfetta; è facile perdersi nelle sue pagine, tenuti per mano da personaggi che si stagliano con sorprendente nettezza e originalità.

A presto,

la vostra blogger Lucia.