ci sono libri che ispirano e “L’attraversaspecchi” di Christelle Dabosè uno di questi.A febbraio ho ascoltato i primi due volumi e sono rimasta affascinata dal mondo creato da questa autrice. Chi mi segue sa che ho già parlato del primo, mentre la recensione del secondo volume è già scritta, ma ahimè ancora non ho pronto l’articolo da pubblicare. Solitamente impiego un bel po’ a preparare un post. Ci vuole prima di tutto tempo, poi ispirazione, passione e pazienza. Senza questa ricetta non pubblico.
In queste ultime settimane molto stressanti, per rilassarmi un po’, ho ripreso in mano carta, forbici e adesivi, creando un bullet a tema “L’attraversaspecchi”. Ovviamente relativo ai primi due volumi.
Di seguito alcune immagini del prima, durante e dopo. Spero che il risultato finale vi piaccia.
Vi lascio nuovamente la trama del primo libro “I fidanzati dell’inverno” e il link della mia recensione … clicca qui
Trama
Fa da sfondo un universo composto da 21 arche, tante quanti sono i pianeti che orbitano intorno a quella che fu la Terra. La protagonista, Ofelia, è originaria dell’arca “Anima”; una ragazza timida, goffa e un po’ miope ma con due doni particolari: può attraversare gli specchi e leggere il passato degli oggetti. Lavora come curatrice di un museo finché le Decane della città decidono di darla in sposa al nobile Thorn, della potente famiglia dei Draghi. Questo significa trasferirsi su un’altra arca, “Polo”, molto più fredda e inospitale di Anima, abitata da bestie giganti e famiglie sempre in lotta tra di loro. Ma per quale scopo è stata scelta proprio lei? Tra oggetti capricciosi, illusioni ottiche, mondi galleggianti e lotte di potere, Ofelia scoprirà di essere la chiave fondamentale di un enigma da cui potrebbe dipendere il destino del suo mondo.
Nell’ultima immagine potete vedere il risultato finale e alcuni degli strumenti utilizzati per realizzarlo.
Qui sotto invece il video che potete trovare su Instagram e facebook.
Regia Paolo Girella Durata 14h 28m Versione audiolibro integrale Traduzione Alberto Bracci Testasecca Pubblicazione 13 maggio 2021 ISBN 9788869867484
Trama
L’Attraversaspecchi è una saga letteraria in tre volumi che mescola Fantasy, Steampunk e Belle Époque, paragonata dalla stampa francese alle saghe di J.K. Rowling e Philip Pullman. Fa da sfondo un universo composto da 21 arche, tante quanti sono i pianeti che orbitano intorno a quella che fu la Terra. La protagonista, Ofelia, è originaria dell’arca “Anima”; una ragazza timida, goffa e un po’ miope ma con due doni particolari: può attraversare gli specchi e leggere il passato degli oggetti. Lavora come curatrice di un museo finché le Decane della città decidono di darla in sposa al nobile Thorn, della potente famiglia dei Draghi. Questo significa trasferirsi su un’altra arca, “Polo”, molto più fredda e inospitale di Anima, abitata da bestie giganti e famiglie sempre in lotta tra di loro. Ma per quale scopo è stata scelta proprio lei? Tra oggetti capricciosi, illusioni ottiche, mondi galleggianti e lotte di potere, Ofelia scoprirà di essere la chiave fondamentale di un enigma da cui potrebbe dipendere il destino del suo mondo.
La mia opinione
Ciao amici, oggi vi parlo del primo volume di una saga che mi ha letteralmente rapita: “L’attraversaspecchi” di Christelle Dabos.
“I fidanzati dell’inverno” è il primo romanzo e vede protagonista Ofelia, una giovane bibliotecaria di Anima. Anima è una delle 21 arche in cui è stata divisa la Terra, dopo la sua lacerazione. Anima è un luogo un po’ magico, in cui la gente ha il potere di animare gli oggetti: maniglie, porte, bambole, etc.
“Le vecchie dimore hanno un’anima, si sente spesso dire. Su Anima, l’arca in cui gli oggetti prendono vita, le vecchie dimore avevano più che altro la tendenza a sviluppare un carattere orribile.”
Ofelia, come altri abitanti di Anima, ha anche altri poteri. Lei è un’attraversaspecchi: ha la capacità di spostarsi da un luogo ad un altro attraversando gli specchi. Un riferimento al famoso romanzo “Alice attraverso lo specchio” di Lewis Carroll.
Ma ciò che però la rende speciale è il sapere leggere gli oggetti. Il tocco delle sue mani permette di conoscere la storia di un oggetto, dal presente al passato, facendosi testimone non solo di fatti remoti, ma anche delle emozioni di chi ha posseduto quell’oggetto. È proprio per questo dono Ofelia, senza saperlo ancora, sarà scelta per sposare un uomo, il nobile Thorn, che vive in un’altra arca: il Polo, un luogo freddo e ostile.
Ofelia era un’eccellente lettrice, una delle migliori della sua generazione. Era in grado di decifrare il vissuto dei macchinari strato dopo strato, secolo dopo secolo, risalendo alle mani che nel tempo li avevano maneggiati, utilizzati, amati, danneggiati e aggiustati.
Quando Ofelia sarà costretta raggiungere il Polo e a stabilirsi lì fino alla data del matrimonio, lei che è sempre stata una ragazza tranquilla, goffa e un po’ anticonformista, dovrà vedersela non solo con il fidanzato Thorn, un ragazzo taciturno e poco socievole, ma con tutta la gente che gli sta attorno e poco incline ad accoglierla. Nel Polo, che si rivela un luogo spaventoso, sia per le temperature glaciali, sia per gli abitanti, gli intrighi di corte, le invidie e la manipolazione della mente, Ofelia scoprirà che non tutto è come appare.
Come già detto sopra sono rimasta affascinata e totalmente rapita da questa storia. Non l’ho letta, ma ascoltata. Accompagnata dalla voce narrante di una bravissima Liliana Bottone, mi sono immersa in questo mondo di arche e poteri speciali e non sono riuscita ad aprire altro libro.
Foto Instagram
Ofelia e il suo mondo bizzarro, dove gli oggetti si animano e sentono le sue emozioni, mi hanno incantata. Il suo modo di approcciarsi agli eventi, dapprima con paura e poi con coraggio, mi hanno fatto innamorare di questa protagonista.
Non voglio svelare troppo, ma posso dire che le arche, gli immortali che le governano, i protagonisti, il genere un po’ fantasy, post-apocalittico con un tocco di steampunk , mi hanno trasportato in una storia che aspettavo da un po’. Era da molto che un romanzo non mi suscitava tante emozioni e la voglia di conoscere il seguito.
Christelle Dabos, con una scrittura fluente e dettagliata, ha creato un nuovo mondo immaginario, costruito tassello dopo tassello e svelato al lettore piano piano, con tutte le sue stranezze e particolarità. Un viaggio in una Terra spezzata in arche, ognuna da scoprire ed esplorare.
Assolutamente consigliato.
Il mio voto è:
5 pinguini ascoltatori.
Christelle Dabos
Christelle Dabos (1980) è cresciuta a Cannes in una famiglia di musicisti e artisti. Scrive le prime storie all’università. Durante un periodo di convalescenza si unisce a Plume d’Argent, una comunità di scrittori su Internet che la incoraggia a partecipare a un concorso organizzato da Gallimard Jeunesse. Dal 2005 vive e lavora in Belgio. Nel 2013 ha vinto il Prix du Premier Roman Jeunesse Gallimard-RTL-Télérama per Fidanzati dell’inverno, pubblicato da E/O nel 2018, seguito da Gli scomparsi di Chiardiluna e La memoria di Babel (E/O 2019), e da Echi in tempesta (E/O 2020). Nel 2016 i primi due libri della saga sono stati premiati con il Grand Prix de l’Imaginaire.
Editore : Longanesi; 3° edizione (29 novembre 2021) Lingua : Italiano Link d’acquisto: qui Copertina rigida : 400 pagine
Sinossi
Un bambino senza memoria viene ritrovato in un bosco della Valle dell’Inferno, quando tutti ormai avevano perso le speranze. Nico ha dodici anni e sembra stare bene: qualcuno l’ha nutrito, l’ha vestito, si è preso cura di lui. Ma è impossibile capire chi sia stato, perché Nico non parla. La sua coscienza è una casa buia e in apparenza inviolabile. L’unico in grado di risvegliarlo è l’addormentatore di bambini. Pietro Gerber, il miglior ipnotista di Firenze, viene chiamato a esplorare la mente di Nico, per scoprire quale sia la sua storia…
La mia opinione
“La casa senza ricordi” del maestro del thriller Donato Carrisi è il secondo volume di una trilogia che vede protagonistaPietro Gerber, uno psicologo infantile, la cui specializzazione è l’ipnosi. Peter Gerber è chiamato “l’addormentatore di bambini”. Sotto lo sfondo di una Firenze cupa e casali lontani e abbandonati, Gerber viene chiamato per risolvere il caso di un bambino, Nico, scomparso da anni insieme alla madre. Il bambino non parla e non ricorda nulla, ma la cosa più spaventosa è che i suoi occhi sono sempre aperti.
Per lo psicologo, che sta attraversando un periodo difficile della sua vita, inizia un lavoro difficile che lo porterà a dubitare di sé stesso.
«C’è un posto dentro di noi, remoto e sconosciuto. Gli ipnotisti lo chiamano la stanza perduta. Nessuno sa esattamente dove si trovi e come ci si arrivi. È una specie di ripostiglio dove negli anni accantoniamo tutto ciò che non ci piace di noi stessi o le scorie del nostro inconscio.»
Per un mio errore, causa il modo sbrigativo con cui a volte scelgo gli audiolibri, “La casa senza ricordi”, è stato il primo della trilogia che ho ascoltato, non sapendo che in realtà fosse il secondo, ma nonostante tutto, grazie alla bravura dell’autore e alla voce narrante di Alberto Angrisano, bravissimo lettore e attore, sono stata coinvolta completamente dalla storia. Non sapevo cosa fosse capitato a Peter Gerber nel primo libro, la sua vita inizialmente sembra perfetta, ma poi piano piano si svela, insieme alla sua sofferenza.
Una sofferenza e un dolore profondo che lo confonde e che in un modo soffocante, sconvolge chi legge la sua storia.
Lo psicologo infantile nella sua fragilità di uomo, sa che la sua missione è aiutare chi soffre e Nico è un bambino, da riportare indietro, da liberare da una prigione che lo ha privato del suo essere.
Peter Gerber non sa che però qualcosa ha imprigionato anche lui ed è vicino e lo controlla.
Le storie di Carrisi, sono come un puzzle o direi più puzzle di cui piano piano si trovano i pezzi e si ricompongono. Come si può manipolare la mente di un uomo e un bambino? Non è facile discernere ciò che è vero da ciò che è ingannevole.
Il finale poi riporta al primo romanzo, dove alcuni pezzi del puzzle sono rimasti irrisolti; lascia il lettore con un senso di frustrazione su ciò che accade a Peter Gerber e al piccolo Nico.
Se volete leggere qualcosa di forte, adrenalinico e che tiene il lettore in uno stato di attesa e angoscia, questo romanzo vi porterà nei meandri della mente umana, dubitando di voi stessi, proprio come succede al protagonista.
Autore: Donato Carrisi Casa editrice: Longanesi Anno di pubblicazione: 2019 Link d’acquisto: qui Pagine: 400
TRAMA
Gli estranei sono il pericolo. Fidati soltanto di mamma e papà. Pietro Gerber non è uno psicologo come gli altri. La sua specializzazione è l’ipnosi e i suoi pazienti hanno una cosa in comune: sono bambini. Spesso traumatizzati, segnati da eventi drammatici o in possesso di informazioni importanti sepolte nella loro fragile memoria, di cui polizia e magistrati si servono per le indagini. Pietro è il migliore di tutta Firenze, dove è conosciuto come l’addormentatore di bambini. Ma quando riceve una telefonata dall’altro capo del mondo da parte di una collega australiana che gli raccomanda una paziente, Pietro reagisce con perplessità e diffidenza. Perché Hanna Hall è un’adulta. Hanna è tormentata da un ricordo vivido, ma che potrebbe non essere reale: un omicidi
La mia opinione
“La casa delle voci” di Donato Carrisi è un thriller psicologico ed è il primo di una trilogia. Ho sempre amato la serie Criminal minds e leggere o ascoltare le storie di Carrisi riesce a darmi la stessa soddisfazione che avevo, guardando la famosa serie tv.
Anche questa volta ho ascoltato e, attraverso la voce narrante di un bravissimo Alberto Angrisano, sono stata interamente coinvolta dalla storia del protagonista Peter Gerber. Gerber è uno psicologo infantile, la cui specializzazione è l’ipnosi. Peter Gerber è “l’addormentatore di bambini”.
Da bravo medico cerca di separare la sua vita privata dalla sua vita lavorativa, anche se non è affatto facile. Ha una moglie e un bambino di tre anni e Gerber sembra apparentemente un uomo felice, ma in realtà porta dentro di sé un segreto, che non ha mai rivelato a nessuno.
Anche suo padre era uno psicologo infantile e come lui praticava l’ipnosi, ma morto prematuramente lascia la sua difficile eredità a suo figlio, che inizia a collaborare con il Giudice Baldi. Ogni giorno Pietro ha a che fare con bambini che hanno subito ogni sorta di traumi e che lui, sia come uomo che come medico, cerca di aiutare.
La sua vita sembra aver trovato un equilibrio tra la famiglia e il lavoro, soprattutto dopo la morte del padre, il Signor B, Baloo da “Il libro della giunga”, quando una donna misteriosa, Hanna Hall, irrompe nella sua vita, sconvolgendola. Lui deve aiutare la donna a ricordare il suo passato e insieme visiteranno un luogo lontano nel tempo e nella memoria: “la casa delle voci”.
“Nessuno vuole veramente ascoltare ciò che hanno da dire i bambini.”
Un romanzo intenso, che crea sensazioni di ansia, brivido e attesa. Ci si chiede dove voglia arrivare l’autore raccontando questa storia. Chi sono gli estranei e cosa hanno fatto ad Hanna Hall quando era solo una bambina? Attraverso diversi colpi di scena che come un puzzle ricostruiscono gli eventi, si arriva ad una conclusione che, a mio avviso, rimane in parte in sospesa.
Come già scritto sopra, “La casa delle voci” è il primo di una trilogia. Il secondo libro è “La casa dei ricordi”, che ho già ascoltato e che vi anticipo porta a chi ascolta o legge ad una sensazione di disorientamento, proprio come succede al protagonista Gerber. L’ultimo dei tre volumi, da poco uscito in libreria, è “La casa delle luci” che spero vivamente chiarisca tutte le cose in sospeso lasciate sia nel primo che nel secondo volume di questa trilogia.
Editore: Salani Collana: Fuori collana Pagine: 312 p., Brossura Anno edizione: 2022 In commercio dal: 27 gennaio 2022 Link d’acquisto qui
TRAMA
In un’Irlanda misteriosamente isolata dal resto del mondo, in cui la tecnologia è ormai inservibile, ogni adolescente deve affrontare ‘la Chiamata’: in qualunque momento può sparire per ritrovarsi catapultato nella Terra Grigia, il regno infernale in cui il popolo delle Fate è stato esiliato migliaia di anni fa. Qui, nudo e indifeso, avrà solo poco più di tre minuti di tempo per riuscire a sfuggire agli spietati Sídhe e fare ritorno a casa. Anche Nessa, quattordici anni, sa che prima o poi arriverà il suo momento, e nonostante le gambe danneggiate dalla polio è determinata a sopravvivere. Talmente determinata da rifiutare le attenzioni dell’amico Anto, per paura che i sentimenti possano interferire con il suo addestramento…
La mia opinione
“La Chiamata” di Peadar O’ Guilìn è un fantasy horror per ragazzi. L’ho letto tutto d’un fiato; non riuscivo a staccarmene.
La protagonista è Nessa, una giovanissima ragazza che, a causa della poliomielite presa da piccola, ha un problema alle gambe. Lei vive in un’Irlanda, isolata dal mondo, dove essere giovani significa vivere nell’attesa di una chiamata: la chiamata nel mondo dei Sìdhe, il popolo della fate. Quest’ultimi cacciati dall’Irlanda secoli prima, in una terra desolata e senza colori, chiamata Terra grigia, hanno iniziato a vendicarsi. Giovani ragazzi irlandesi spariscono improvvisamente dal loro mondo per tre minuti, ritrovandosi nella terra spaventosa dei Sìdhe. Ma il tempo trascorso nella Terra grigia non sarà di soli 3 minuti ma di un giorno intero. Qui nudi ed esposti alle fate, bellissime quanto terribili creature, i ragazzi periranno o torneranno vivi nel loro mondo, ma trasformati nel corpo e nello spirito.
Quando Nessa, all’età di 10 anni, scopre dai suoi genitori cosa l’attende, cercherà di prepararsi in tutti i modi alla chiamata, anche se nelle sue condizioni non sarà cosa facile.
Nell’Irlanda di Nessa esistono delle scuola di sopravvivenza e lei, nonostante sia vista da tutti , professori e alunni, come diversa, non mollerà e si allenerà con tenacia. Mentre si avvicina il suo giorno, i ragazzi attorno a lei svaniscono, muoiono e si trasformano. Lei dovrà fare i conti con l’amore, con l’amicizia e con la paura costante di rimanere sola o non fare più ritorno.
“La Chiamata” è un fantasy, che ricorda in parte “Hunger Games”, lottare per sopravvivere, ma mescola credenze irlandesi e horror moderno, presi in prestito da alcune storie di manga molto in voga tra gli adolescenti di oggi.
È un romanzo che crea dipendenza e che tiene il lettore in uno stato di angoscia e attesa, proprio come i personaggi della storia. L’autore descrive scene spaventose e crude che lasciano sgomenti. Il ritmo è incalzante e le descrizioni sono accurate, senza mai dilungarsi.
I capitoli sono brevi, e oltre il punto di vista della protagonista Nessa, troviamo i diversi punti di vista dei personaggi che vivono la loro esperienza di paura o di sopravvivenza nella Terra grigia.
Il romanzo, come già detto, mi ha tenuta incollata alle pagine, ma non ho chiare diverse cose. Perché l’Irlanda è isolata dal resto del mondo? Perché la tecnologia è sparita improvvisamente? Perché e in che modo le fate crudeli sono state cacciate dal mondo degli umani? Non so se ho tralasciato qualcosa nella lettura, ma mi piacerebbe avere delle spiegazioni.
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“La Chiamata” è il primo della dilogia “The Grey Land Book”. Il secondo è “The invation” (L’invasione) uscito nel 2018, ma non è stato ancora pubblicato in Italia. Spero che in questo secondo volume siano date le risposte alle mie domande.
Anche se il primo di una dilogia, il finale non mi ha lasciato scontenta, anzi, ma non vedo l’ora di leggere lo stesso il seguito.
In conclusione per le scene troppe cruenti ed eccessivamente sadiche verso dei giovani protagonisti, il romanzo non è adatto a chi potrebbe essere disturbato dalla lettura di tali scene, ma lo consiglio a chi ama questo genere di storie.
Auguro a tutti voi di trascorrere un sereno Natale. Lo faccio con un incipit natalizio indimenticabile che esprime in poche righe: amore, attaccamento e tenerezza; tratto da uno dei romanzi che ho amato di più nella mia vita: “Piccole donne” di Louisa May Alcott.
“Natale non sarà Natale senza regali”, borbottò Jo, stesa sul tappeto. “Che cosa tremenda esser poveri!”, sospirò Meg, lanciando un’occhiata al suo vecchio vestito. “Non è giusto, secondo me, che certe ragazze abbiano un sacco di belle cose e altre nulla”, aggiunse la piccola Amy, tirando su col naso con aria offesa. “Abbiamo papà e mamma, e abbiamo noi stesse”, disse Beth, col tono di chi s’accontenta, dal suo cantuccio. I quattro giovani visi, illuminati dalla vampa del caminetto, s’accesero alle consolanti parole, ma tornarono a oscurarsi quando Jo aggiunse tristemente: “Papà non l’abbiamo e non l’avremo per un bel pezzo”. Non disse “forse mai più”, ma ognuna, in cuor suo, lo pensò, andando con la mente al padre lontano sui campi di battaglia.”