Archivi tag: rubrica La scrittura e i suoi generi letterari

24/04/2023 Rubrica“ La scrittura e i suoi generi letterari #6 Steampunk: un sottogenere tra il Fantasy e la Fantascienza – Parte due

Ciao amici,

qui in Sicilia sembra arrivata la primavera. Spero che non arrivi subito il caldo, perché non lo sopporto. Bando alle chiacchiere e torniamo all’articolo di oggi. Continuiamo a parlare di Steampunk, insieme a Massimo Valentini, scrittore e divulgatore. Lascio la parola a lui e lo ringrazio sempre per la nostra collaborazione.

Steampunk: un sottogenere tra il Fantasy e la Fantascienza di Massimo Valentini

Il nostro viaggio alla scoperta dello Steampunk oggi indagherà sui motivi che rendono tale sottogenere così interessante per molte persone. Naturalmente è impossibile dare un’univoca risposta che abbracci i gusti di tutti i fruitori di questo tipo di racconti, ma è indubbio che lo Steampunk usa canoni sufficienti da renderlo una cultura letteraria a tutto tondo. Esso attrae molti appassionati di narrativa sia con la sua estetica sia con la voglia di riscoprire un passato recente, aggiungendo sprazzi di Fantastico alla narrazione. E non dimentichiamo che le storie che lo usano sono bizzarre, va bene, ma non molto differenti da quelle ambientate ai giorni nostri perché basate su tecnologie tanto obsolete quanto affascinanti. Se ci pensate bene, cos’è più suggestivo da vedere, una tavoletta elettronica composta di plastica con uno schermo che proietta immagini e suoni come uno smartphone o ingranaggi a vista, sbuffi di vapore e suoni meccanici che fanno tanto vintage un’ambientazione? Se non fosse così il fascino delle vecchie locomotive a vapore ancora oggi usate per particolarissimi treni di lusso o per eventi mondani sarebbe perso da tempo!

Ma Steampunk è anche sinonimo di viaggio temporale alla scoperta, se scritto bene, di stranezze tecnologiche dell’Ottocento che un bravo scrittore può rivisitare in salsa fantastica. Come abbiamo visto nella prima puntata del nostro articolo, il sottogenere del quale parliamo richiede ampie conoscenze degli usi e costumi del periodo nonché delle tecnologie usate. Un ottimo esempio di tale concetto, anche se non certo un capolavoro, è il film “Wild, wild west” con Will Smith. Un film molto interessante è poi “Sky captain and the world of tomorrow con Jude Law come protagonista.

Ambientato in una futuristica ambientazione non propriamente Steampunk, ma lo ricorda, il film è una perla non solo per i canoni fantascientifici (robot, androidi, astronavi, aerei da caccia impermeabili all’acqua marina che farebbero impallidire James Bond) ma anche per la tanta tecnologia meccanica che fa la gioia degli appassionati di dirigibili e dei primitivi computer in stile Babbage. Ma attenzione: per non scrivere storielle di scarsa qualità (come già vedo fare, in primis, in molti libri Urban Fantasy e Fantasy classico) l’autore deve documentarsi bene se vuole dare un giusto contributo perché tecnologie e fantasia a parte, deve erudirsi sulla moda, sulla storia militare, su quella sociale, sul gergo parlato, etc etc.

Cosa rende facile lo Steampunk rispetto alla SF classica?

Il titolo del paragrafo pare una contraddizione con quanto già scritto, ma di fatto non lo è. Lo Steampunk è più semplice nelle basi tecnologiche. Un buon romanzo di SF richiede sia competenze specifiche sia una buona capacità da futurologi. Per il “Il sogno di Nova“, ad esempio, dovetti erudirmi di macchine esegetiche, Bionica, Transumanesimo, Biomedicina e nonotecnologie ma anche e soprattutto inventare tecnologie plausibili ma NON astruse per regalare al lettore la sensazione che lo sfondo alla base del romanzo fosse davvero possibile. Pensate ai romanzi di Hal Clement e al suo Stella doppia 61 Cygni Pubblicato sulla rivista Astounding Science Fiction nel 1953 vide un’edizione libraria nel 1954. Per il romanzo, che per tanti appassionati è il capolavoro dell’autore statunitense, egli dovette ricostruire tutto un pianeta a partire dal clima, usando naturalmente le leggi fisiche note e quindi capirete bene cosa voglio dire. Uno scrittore di SF Soft o Hard non può contare su precisi canoni tecnologici come invece può fare quello Steampunk, perché la tecnologia meccanica che egli deve usare è a portata di mano. Ed è senza dubbio più facile usare qualcosa di pronto da far “migliorare” che inventarselo da zero.

Intenti comuni di Fantascienza, Fantasy e Steampunk

La base dal quale deve partire chiunque voglia scrivere una storia di SF, un Fantasy o uno Steampunk è la stessa: “cosa accadrebbe se?”. Il mondo anglosassone è più avanti di quello italiano in questo tipo di narrativa, tanto è vero che usa identificare tali generi con una sola espressione, Speculative Fiction che rende molto meglio le difficoltà di scrivere ambientazioni fantasy o fantascientifiche dell’italiana Narrativa Fantastica. Per il loro essere Narrativa Speculativa, le migliori storie di SF, Fantasy o Steampunk richiedono adeguate capacità descrittive. Se è vero che libri mediocri che usano tali generi sono prodotti anche in America è anche vero che gli autentici appassionati sanno benissimo che solo perché una storia contempli un robot o un drago non necessariamente è anche di SF o Fantasy. Per esempio, un thriller ambientato in un’astronave NON è una storia di Fantascienza se l’autore non usa quel contesto per gli aspetti fondamentali delle vicende narrate. Dettagli che spesso in Italia sono ignorati, basti guardare come la wikipedia italiana si esprima su film e libri di genere misto. Un esempio può essere Klara e il sole di Kazuo Ishiguro che per alcuni sarebbe un romanzo di SF essendo Klara un automa, quando invece è un romanzo sociologico.

Nel caso dello Steampunk, quindi, l’autore deve porsi la stessa domanda che in inglese suona come “what if?”. Per esempio, cosa succederebbe se esistesse una tecnologia a vapore capace di portare l’uomo su Marte o di combattere draghi? O di travasare la mente di una persona in un computer composto di valvole e meccanismi nell’Ottocento? Sono domande fantasiose, ma non superficiali come non superficiale sarebbe la ricerca da fare per scriverle al meglio.

Fine seconda parte

di Massimo Valentini

Massimo Valentini è uno scrittore, divulgatore freelance e pubblicista italiano, nato a Cosenza nel 1973. È stato nella redazione di Voyager Magazine, la rivista ufficiale dell’omonima trasmissione televisiva, e ha collaborato col Giornale dei Misteri, il più antico mensile sull’insolito, curandone la rubrica “Il detective della scienza”. Nel 2007 la Falco Editore ha stampato la sua raccolta di racconti fantastici Alfa e Omega e nel 2008 il romanzo Ultima Thule. La 0111 Edizioni ha pubblicato le sue raccolte di racconti Quattro ombre azzurre (2009), Sulle ali di Althaira (2009) e Gabbiani delle Stelle (2011). Nel 2012 il racconto Alpha e Omega è apparso sul numero 482 del Giornale dei Misteri e la Lettere Animate Edizioni ha pubblicato il suo romanzo Primus, l’uomo che sognava di vivere, uno dei pochi esempi di bizzarro fiction del panorama letterario italiano. Il racconto Ritorno a casa è stato pubblicato nella miscellanea Calabresi per sempre (Edizioni della Sera, Roma, 2019). In Giappone è stato pubblicato 特別な女の子涼子 (Tokubetsuna on’nanoko Ryōko, “Ryoko, una ragazza speciale”) tratto dal suo racconto breve Lei, e 運命の女涼子 (Unmei no jo Ryōko, “Ryoko, donna del mio destino”) a sua volta tratto dal suo racconto Ryoko, principessa metropolitana.
Il sogno di Nova è il suo terzo romanzo.

Le immagini sul sito sono tratte da internet e costituite da materiale largamente diffuso. Qualora il loro uso fosse soggetto a diritto d’autore, provvederò alla loro pronta rimozione in seguito alla segnalazione via email.

01/04/2023 Rubrica“ La scrittura e i suoi generi letterari #5 Steampunk: un sottogenere tra il Fantasy e la Fantascienza

Ciao amici,

torno nuovamente, dopo molto tempo, con la rubrica “La scrittura e i suoi generi letterari” in collaborazione con lo scrittore Massimo Valentini autore de “Il sogno di Nova”. Grazie al suo contribuito nel blog trovate una serie di articoli che parlano di generi letterari e non solo. Oggi parliamo di Steampunk, un genere che mi appassiona tantissimo e che mi piacerebbe, un giorno, sviluppare in qualche racconto. Dato che ancora è tutto nella mia testa, ho pensato di approfondire questo tema e parlarne in questa sede. Il mio caro amico Massimo, che non è solo uno scrittore, ma anche un divulgatore, è sempre pronto ad accettare le mie richieste. Lascio, perciò, la parola a lui.


Steampunk: un sottogenere tra il Fantasy e la Fantascienza di Massimo Valentini

Quando parliamo di Steampunk discutiamo di qualcosa ancora avvolto da una discreta confusione soprattutto, ma non solo, agli occhi dei lettori generalisti di fantascienza ma passando anche da alcuni addetti ai lavori. Molte persone, grazie a una certa disinformazione dovuta al marketing editoriale, sono persuase che siano sufficienti motori a vapore, corsetti di pelle, borchie e occhialoni da aviatore per definire “steampunk” una storia. Ebbene, non è così. Per tale ragione, quando la mia amica Lucia mi ha chiesto di scrivere un pezzo sull’argomento, mi è sembrato giusto fare un po’ di chiarezza su un sottogenere interessante ma che, al pari di altri come ad esempio la Bizarro Fiction, avvolto da una discreta coltre di nebbia. Il fine di questo articolo è dunque chiarire le idee alle persone attratte da autentiche storie steampunk o a quegli Autori e Autrici che vogliano scrivere loro stessi un romanzo di questo tipo. Bene: diciamo subito che sono Steampunk solo quelle storie che ne rispettano la definizione e il fine letterario che è essenzialmente goliardico e, per alcuni aspetti, anche un tantino cinico.

Andiamo con ordine

Il termine “Steampunk” fu coniato ufficialmente nel lontano 1987 dallo scrittore Kevin Wayne Jeter che lo usò in una lettera indirizzata alla rivista Locus per descrivere alcune storie sue e di altri suoi colleghi. Jeter voleva fare un distinguo col Cyberpunk (chi ha fatto il nome di William Gibson?) Però, mentre Gibson ambientava i suoi racconti in un futuro distopico dark e violento, il buon Jeter e i suoi amici ambientavano le loro storie in un vicino passato, dando ad esse un tocco molto più scanzonato. Il legame tra Steampunk e il Cyberpunk non va pertanto oltre tale definizione e quindi non esiste alcuna derivazione sostanziale dal Cyberpunk tanto è vero che nel suo carteggio con i colleghi Jeter non disse nulla sull’argomento. Ma questo vale per un addetto ai lavori, quindi per chi scrive in maniera attenta, non per i fruitori, i lettori, che magari sono confusi dal coacervo di storie definite in modo allegro “Steampunk”. Nella pratica, molte storie Steampunk sono più vecchie del boom cyberpunk di Neuromante. Forse sarete sorpresi di sapere che libri come “20.000 leghe sotto i mari” erano già definibili come Steampunk perché i confini del sottogenere in questione sono a cavallo tra la Fantascienza e la Science-Fantasy conditi da un coacervo di buone citazioni.

Possiamo però dire che per essere una “vera storia Steampunk”, una trama deve riferirsi all’Ottocento pur con tutti gli aspetti inventati dallo scrittore altrimenti perde il suo essere satira e reinterpretazione del passato. Sono quattro le possibilità:

  1. Ambientare la storia nel periodo storico che va dal 1787 al 1914
  2. Scegliere un secolo differente ma usare una tecnologia futuristica con gli occhi della Fantascienza dell’Ottocento.
  3. descrivere un mondo diverso dalle altre opzioni ma comunque basato su tecnologia essenzialmente meccanica.
  4. Scegliere un Ottocento dai tratti new weird

Tanto per citare il già ricordato 20.000 leghe sotto i mari, oggi sappiamo che Verne aveva probabilmente teorizzato il sottomarino nucleare perché il suo Nautilus era dotato di autonomia e capacità tali da ricordare un vascello di quel tipo, ma non aveva la più pallida idea dell’energia atomica né dell’Elettronica perché nell’immaginare il vascello del Capitano Nemo era ricorso allo stato dell’arte della tecnologia che conosceva bene. Dal punto di vista dell’autore di un romanzo Steampunk è quindi importante calarsi nei panni di un visionario dell’Ottocento. Quanto sono ampi i confini dello Steampunk? Parecchio e a paragone quelli del Fantasy spicciolo, quello derivato, soprattutto in Italia, dalla “moda” della Trilogia del Signore degli Anelli portata al cinema da Jackson, sono molto più limitati. Non basta aggiungere qualche elemento industriale in un Fantasy per farne uno Steampunk-Fantasy perché, se lo fate, il vostro sarà forse un Fantasy con un tocco estetico Steampunk, ma NON genuinamente Steampunk.

Steampunk & Fantasy

Ma esiste davvero uno Steampunk Fantasy o forse accostare i due generi suona più o meno come un anatema? In verità, dati i confini assai labili del sottogenere in questione, possiamo dire che lo Steampunk è ricco anche di venature Fantasy. Pensiamo ad esempio a Perdido Street Station, di China Melville. L’autore lo identifica come New Weird ma è anche vero che presenta caratteristiche Fantasy con una forma Steampunk. Bisogna stare attenti alle definizioni, comunque. Se volessimo scrivere uno Steampunk Fantasy non sarebbero sufficienti elementi steampunk per classificare il nostro Fantasy come tale. Chi ha giocato a Final Fantasy VI dovrebbe sapere che la sua ambientazione gode di una buona estetica Steampunk pur essendo dichiaratamente Fantasy. E non è detto che un romanzo Fantasy debba essere basato su tecnologie medievali e anche questo dettaglio è qualcosa che molti, anche addetti ai lavori, ignorano bellamente. Ricordiamo che Il signore degli anelli di Tolkien fece successo negli anni tra il 1950 e il 1960 quando molti scrittori già scrivevano Fantasy di ambientazione contemporanea senza che sembrasse strano o si dovessero tirare in ballo oggi abusatissime definizioni tipo Urban Fantasy. Chi legge Fantascienza di buona qualità avrà probabilmente posato gli occhi sui libri di un Autore più famoso per Fanteria dello spazio che per altro. Eppure il buon vecchio Heinlein diede alle stampe Magic Inc, un romanzo ambientato nel 1940 e completo di magia e razze fantasy. Per scrivere un vero romanzo Steampunk Fantasy un Autore deve dunque usare componenti Steampunk e Fantasy e vederli come altrettanto importanti per la trama. Ma questa, tanto per usare una frase fatta, è un’altra storia.

Fine prima parte

Massimo Valentini

Massimo Valentini è uno scrittore, divulgatore freelance e pubblicista italiano, nato a Cosenza nel 1973. È stato nella redazione di Voyager Magazine, la rivista ufficiale dell’omonima trasmissione televisiva, e ha collaborato col Giornale dei Misteri, il più antico mensile sull’insolito, curandone la rubrica “Il detective della scienza”. Nel 2007 la Falco Editore ha stampato la sua raccolta di racconti fantastici Alfa e Omega e nel 2008 il romanzo Ultima Thule. La 0111 Edizioni ha pubblicato le sue raccolte di racconti Quattro ombre azzurre (2009), Sulle ali di Althaira (2009) e Gabbiani delle Stelle (2011). Nel 2012 il racconto Alpha e Omega è apparso sul numero 482 del Giornale dei Misteri e la Lettere Animate Edizioni ha pubblicato il suo romanzo Primus, l’uomo che sognava di vivere, uno dei pochi esempi di bizzarro fiction del panorama letterario italiano. Il racconto Ritorno a casa è stato pubblicato nella miscellanea Calabresi per sempre (Edizioni della Sera, Roma, 2019). In Giappone è stato pubblicato 特別な女の子涼子 (Tokubetsuna on’nanoko Ryōko, “Ryoko, una ragazza speciale”) tratto dal suo racconto breve Lei, e 運命の女涼子 (Unmei no jo Ryōko, “Ryoko, donna del mio destino”) a sua volta tratto dal suo racconto Ryoko, principessa metropolitana.
Il sogno di Nova è il suo terzo romanzo.

Le immagini sul sito sono tratte da internet e costituite da materiale largamente diffuso. Qualora il loro uso fosse soggetto a diritto d’autore, provvederò alla loro pronta rimozione in seguito alla segnalazione via email.