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19-09-2023 Rubrica“ La scrittura e i suoi generi letterari: la tecnica del “Mostrato” – “Show, don’t tell”

Ciao a tutti,

oggi mi rivolgo sia ai lettori che agli scrittori, come vi avevo anticipato in un precedente articolo, riprende la rubrica “La scrittura e i suoi generi letterari” in collaborazione con lo scrittore e divulgatore Massimo Valentini, autore de “Il sogno di Nova“, romanzo di fantascienza. Se nelle puntate precedenti abbiamo parlato di generi letterari, adesso inizieremo a parlarvi di alcune tecniche di scrittura. In questo articolo, che sarà sviluppato in più parti, vi parliamo del “Mostrato”, una tecnica pseudo-moderna che a mio parere, permette al lettore di immaginare di più e quindi di far funzionare meglio il cervello.
Lascio la parola a Massimo Valentini e, come sempre, aspetto i vostri commenti.

LA TECNICA DEL “MOSTRATO – SHOW, DON’T TELL”
DI MASSIMO VALENTINI

“Mostrare e non raccontare” (in inglese “Show, don’t tell”è il nome di una tecnica narrativa che serve agli scrittori perché evitino l’astratto in nome del concreto. È letteralmente la base della tecnica narrativa, soprattutto per quel che concerna la Narrativa Fantastica, quella che nel mondo anglosassone è chiamata “Speculative Fiction” (e quindi Fantascienza e Weird in primis) ma non solo. Con questa breve panoramica vorrei aiutare chi legge a capire i rudimenti di questa basilare tecnica di scrittura. Ma partiamo con ordine…

“Il Mostrato” è antico, molto antico. Le sue origini sono vecchie di qualche secolo e parlano la lingua giapponese. Il primo accenno sullo “show don’t tell” lo dobbiamo infatti alla felice intuizione di Sugimori Nobumori (Kyoto, 1653 – Osaka, 1725, anche noto come Chikamatsu Monzaemon) un drammaturgo noto nell’ambito del Teatro Kabuki e dello Joruri, ma che scriveva anche narrativa. Quando doveva spiegare a un allievo quale fosse il modo migliore perché un attore potesse far capire al suo pubblico le emozioni Nobumori-san così rispondeva:

…Si crea emozione quando tutte le parti sono controllate da una disciplina; più nette e precise sono parole e melodia, più si creerà un’impressione di tristezza. Per questa ragione, quando qualcuno dice che qualcosa di triste è triste, si perde l’impressione di tristezza che è minima. È essenziale che non si dica che qualcosa “è triste”, ma che la cosa sia triste in sé. Per esempio, quando si elogia un luogo rinomato per il suo paesaggio come Matsushima, dicendo: “Ah, che bella vista!” si è detto quello che si potrebbe dire sul paesaggio, ma senza creare emozione. Se si vuole lodare il paesaggio e si dicono diverse cose indirettamente riguardo il suo aspetto, la bellezza del paesaggio emergerà da sola, senza che si debba dire: “Che bella vista.”

Il signor Nobumori, (che in seguito sarà ricordato come “lo Shakespeare giapponese” per il suo capolavoro Kokusenya Kassen, “Le battaglie di Coxinga”, 1715) aveva in pratica dato una definizione perfetta del Mostrato. Talmente buona che ancora oggi è una valida traccia per scrivere usando questa tecnica.

In Occidente uno dei primi a riscoprire questa tecnica di scrittura fu l’abate George Campbell che scrisse nel 1750 “The Philosophy of Rhetoric”, un voluminoso saggio col quale spiegava gli stessi concetti di Nobumori-san ma in modo meno poetico. Ecco un estratto del suo lavoro:

“Niente può rendere vivida la narrazione quanto l’uso di parole specifiche nel loro significato, come meglio si adatta alla natura e allo scopo del discorso. Più i termini sono generici, più l’immagine è sbiadita; più i termini sono specifici, più l’immagine è vivida.”

Anche Campbell, quindi, anche se non diretto come il giapponese, sapeva bene cosa fosse il Mostrato.

Qualche esempio

Abbiamo già detto che il Mostrato privilegia i dettagli concreti invece di quelli generici. Ma a cosa serve? Essenzialmente a evitare il “Raccontato” ossia le descrizioni generiche che non rendono giustizia ai dettagli di una storia.

Se io scrivo: “Giovanna è una ragazza giovane.”

Il termine “giovane” è astratto quindi è “raccontato”.

Come si fa a volgerla in “mostrato”?

Così: “Giovanna ha la pelle liscia, i capelli neri e lucidi, ama gli One direction, indossa spesso mini rosa pastello e il suo ultimo film visto è “Me contro te.”

Questa frase non è niente di trascendentale ma è già più ricca di un semplice “Giovanna è giovane” perché la MOSTRA MEGLIO: dunque ci troviamo di fronte al “Mostrato”. Se Giovanna fosse vecchia la descriveremmo nell’atto di scendere faticosamente una scala, curva, magari col fiatone. E naturalmente il suo volto sarebbe rugoso.

Ma perché il mostrare è preferibile al raccontare?

Perché il cervello umano, se nutrito da dettagli concreti, “vive” le situazioni descritte. In pratica grazie a questa tecnica il cervello si cala nella storia col raccontato che invece non garantisce la stessa risposta emotiva, non trascina il lettore. Per apprezzare appieno un libro scritto in Mostrato non serve conoscerlo perché 100 pagine scritte in questo modo sono istintivamente preferite dal nostro cervello ad altrettante di “raccontato” che può risultare noioso anche a un neofita. Per il momento ci fermiamo qui ma nella prossima puntata vedremo altri esempi più mirati e vedremo in che modo il “Mostrato” aiuti l’Autore a evitare vari errori tipici dei neofiti e non solo.

A presto!

Massimo Valentini.

N.B. Se avete pareri o curiosità, lasciate pure un commento.

24/04/2023 Rubrica“ La scrittura e i suoi generi letterari #7: Steampunk, Fantasy e Fantascienza vs Verosimiglianza – Parte tre

Ciao amici,

siamo arrivati a maggio, mese piuttosto intenso, per varie cose. Spero di riuscire lo stesso ad essere attiva nel blog e nei social, per portarvi ad esplorare nuovi mondi e vivere nuove avventure. Nel frattempo continua il nostro ultimo viaggio nello Steampunk, ma esplorando anche altri generi e tecniche per approcciarsi a questo tipo di scrittura.
Un interessante articolo scritto da Massimo Valentini, autore del romanzo di fantascienza “Il sogno di Nova” che vi consiglio di leggere, se siete amanti del genere.
Se siete, invece, curiosi di conoscere altri temi che spaziano dalla scrittura, ai generi letterari, al cinema e alla tv, scrivetelo nei commenti. Sarò lieta di discuterne in questa sede.


Steampunk, Fantasy e Fantascienza vs Verosimiglianza

Nella scorsa puntata abbiamo visto come sia importante per chiunque voglia scrivere una storia Steampunk rispondere alla stessa domanda: “Cosa accadrebbe se?”. Nell’ambito della Fantascienza la domanda deve partire da una base ipotetica realistica per indagarne le conseguenze possibili. Per il Fantasy si tratta di ipotizzare per vero qualcosa di palesemente impossibile e di renderlo credibile agli occhi del lettore. Infine nello Steampunk la domanda verte su qualcosa possibile in passato (tecnologia a vapore) portata ai suoi estremi seguendo i canoni della tecnologia moderna, ma non necessariamente tutti i suoi elementi sono realistici. E visto che alcuni di voi mi hanno chiesto di fare luce sulla domanda alla base di Nova lo userò come uno degli esempi della Fantascienza.

Dunque

FANTASCIENZA

Il sogno di Nova (romanzo SF/sociologico): “cosa accadrebbe se la società fosse così tecnologica da rendere le persone indistinguibili dalle macchine?”

Base ipotetica realistica: le protesi bioniche sono già esistenti e così il Transumanesimo.

FANTASY/SF

Il regno del Fuoco (film Fantasy/SF, 2002): “cosa accadrebbe se i draghi dominassero il mondo portando l’Umanità alle soglie dell’estinzione?”

Base ipotetica impossibile: i draghi NON possono esistere.

STEAMPUNK/SF

Il treno degli dei (di China Mieville, 2004): “cosa accadrebbe se la tecnologia a vapore fosse la base per un’ambientazione western dal sapore magico?”

Base ipotetica possibile: la tecnologia a vapore e l’epoca western fanno parte del passato, ma NON la magia che è impossibile.

Verosimiglianza e coerenza

Una volta che il nostro scrittore ha deciso gli elementi fantastici del suo romanzo quale strada deve seguire per tracciare il resto della trama? Lovecraft ne dava una sua interpretazione nel saggio “Supernatural horror in Literature and Notes on writings Weird Fiction”, col quale spiegava come gli aspetti fantastici debbano soddisfare la sospensione dell’incredulità del lettore se vuole rendere il suo romanzo plausibile. E questo aspetto è la base che determina la qualità di una storia ed è una regola valida per qualsiasi genere letterario. Parliamo chiaro: per scrivere una buona storia serve manico, capacità descrittiva e un’ottima ricerca di base – non solo la fantasia – perché altrimenti la trama che il nostro eroe porterà all’editore fa acqua da tutte le parti. Ricordate sempre che arte e studio vanno a braccetto, non sono indipendenti. Che poi, se Mozart studiava tantissimo e Leonardo studiava i cadaveri per capire come riportare le caratteristiche anatomiche sul marmo qualcosa vorrà dire. Lo scrittore weird dovrà capire bene quale siano gli elementi fantastici da usare e come caratterizzarli al meglio, mescolando il tutto in modo che il lettore s’immerga nella trama e la veda come credibile. Lovecraft spiegava che non solo gli elementi fantastici debbano risultare naturali e coerenti con la trama, ma anche il resto della storia deve essere fatta in modo da poter funzionare nella realtà. Perché, diceva il solitario di Providence, “solo una narrativa immatura e ciarlatana è incoerente rispetto alla realtà.” Ma non disperate: anche nomi famosi possono fare sbagli. Per esempio le aeronavi di “Robida” che nella realtà sarebbero state troppi piccole per poter trasportare davvero degli esseri umani e il già citato “20.000 leghe sotto i mari“. Il Nautilus NON avrebbe mai potuto disporre dell’autonomia della quale parla Verne, i dugonghi NON sono assolutamente aggressivi come quello che quasi affonda il battello sul quale Ned Land gli dà la caccia, gli squali bianchi NON emanano fosforescenza, i capodogli NON sono “bestie crudeli” come dice il Capitano Nemo a un basito professor Aronnax. Divertente notare come con “20.000 leghe sotto i mari“, Verne non ne imbroccò una.

E allora?

E allora pure lo Steampunk dev’essere verosimile riguardo alla Scienza di oggi. Un esempio pratico in salsa fantasy: come fa un drago a volare e a sputare fuoco pur sapendo che nella realtà NON potrebbe esistere? Lo scrittore allora può ipotizzare che le sue ossa sono cave come quelle degli uccelli, che non ha quattro arti più le ali (per le leggi della cinematica non può esistere un vertebrato con sei zampe!) e i suoi denti funzionano come pietre focaie capaci di produrre scintille in grado di avviare la combustione del suo alito che ha come sottoprodotto il metano. Insomma: una volta definiti quali sono i vostri elementi fantastici dovete vedere se le regole della fisica lo potrebbero consentire e come. Questi aspetti rendono non solo migliori i romanzi e i film, ma anche più divertenti e meritevoli di essere ricordati non solo da un pubblico generalista ma anche da quello più esperto.

Massimo Valentini

Massimo Valentini è uno scrittore, divulgatore freelance e pubblicista italiano, nato a Cosenza nel 1973. È stato nella redazione di Voyager Magazine, la rivista ufficiale dell’omonima trasmissione televisiva, e ha collaborato col Giornale dei Misteri, il più antico mensile sull’insolito, curandone la rubrica “Il detective della scienza”. Nel 2007 la Falco Editore ha stampato la sua raccolta di racconti fantastici Alfa e Omega e nel 2008 il romanzo Ultima Thule. La 0111 Edizioni ha pubblicato le sue raccolte di racconti Quattro ombre azzurre (2009), Sulle ali di Althaira (2009) e Gabbiani delle Stelle (2011). Nel 2012 il racconto Alpha e Omega è apparso sul numero 482 del Giornale dei Misteri e la Lettere Animate Edizioni ha pubblicato il suo romanzo Primus, l’uomo che sognava di vivere, uno dei pochi esempi di bizzarro fiction del panorama letterario italiano. Il racconto Ritorno a casa è stato pubblicato nella miscellanea Calabresi per sempre (Edizioni della Sera, Roma, 2019). In Giappone è stato pubblicato 特別な女の子涼子 (Tokubetsuna on’nanoko Ryōko, “Ryoko, una ragazza speciale”) tratto dal suo racconto breve Lei, e 運命の女涼子 (Unmei no jo Ryōko, “Ryoko, donna del mio destino”) a sua volta tratto dal suo racconto Ryoko, principessa metropolitana.
Il sogno di Nova è il suo terzo romanzo.
Lo trovate su: https://www.instagram.com/massimo.valentini.scrittore/
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