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29-05-22 Recensione “KOKO” Trilogia della rosa blu. Vol. 1 di Peter Straub

Autore: Peter Straub
Traduttore: Sofia Mohamed
Editore: Fanucci
Collana: Narrativa
Link d’acquisto qui
Pagine: 564 p., Brossura
Costo cartaceo: 20,00 euro
Costo ebook: 9,90 euro
Anno edizione: 2020

Trama

Solo quattro uomini sanno chi è Koko. E devono fermarlo. Sono trascorsi ormai molti anni dalla fine della guerra in Vietnam quando quattro reduci appartenenti allo stesso plotone si ritrovano a Washington: un pediatra, un semplice operaio, un avvocato e uno scrittore. Non hanno nulla in comune. Il motivo del loro incontro è legato al passato, a un unico traumatico episodio, improvvisamente rievocato da un agghiacciante fatto di cronaca. A Singapore si sta verificando un’efferata catena di inspiegabili delitti firmati da un misterioso killer che lascia su ogni vittima, orribilmente sfigurata, una carta da gioco sulla quale è scarabocchiato il nome “Koko”. Solo loro ne conoscono il significato e sanno che non hanno tempo da perdere. Dai cimiteri e bordelli dell’Estremo Oriente alla giungla umana di New York, daranno la caccia a qualcuno che è risorto dall’oscurità per uccidere, uccidere e uccidere ancora.

La mia opinione

“Koko” di Peter Straub, edito dalla Fanucci Editore, è il primo capitolo della Trilogia de “La Rosa Blu”. Parla di quattro uomini Poole, Conor, Tina e Beevers, che durante un raduno di reduci della guerra del Vietnam, combattuta dal 1955 al 1975, prendono la difficile decisione di ritornare in quel luogo e di cercare un loro vecchio compagno di guerra, convinti che sia l’artefice di terrificanti omicidi. Il loro obiettivo è fermarlo.

Un viaggio che li porterà, da Saigon a Bangkok, definita dall’autore, come la Calcutta thailandese, un luogo dove la perdizione della mente e del corpo è sempre in agguato.

Tra presente e passato, la storia porta il lettore a immergersi in uno stato di angoscia e paura. Angoscia perché chi legge si sente quasi soffocare dal ricordo dei protagonisti e da chi, come Koko, mente criminale e malata, non può fare a meno di uccidere. Uccidere per vendetta, ma anche a caso. Uccidere chi si presente nel suo cammino e farlo in un modo orribile. E poi la paura di rivivere l’incubo della guerra. Momenti spaventosi che neanche il tempo può cancellare. Gli effetti che la guerra crea sugli uomini sono così devastanti che mai e poi mai chi l’ha vissuta sulla propria pelle riuscirà a vivere una vita normale: la morte e il male lo accompagneranno sempre.

Un romanzo troppo prolisso: ben 560 pagine. Mentre leggevo non ho potuto fare a meno di notare una somiglianza con lo stile del maestro Stephen King, con cui Peter Straub ha lavorato a quattro mani nella stesura del “Il Talismano”. Ci sono diversi omaggi al Re del terrore, che al lettore appassionato vanno subito all’occhio. Lunghe descrizioni, lunghe analisi personali e tanto orrore. Avendo da poco letto “IT”, in Koko c’è anche un riferimento al pagliaccio, al mostro che pervade l’anima degli uomini. Il male che si annida nell’uomo e che porta ad altro male. L’autore porta a vivere e ad immedesimarsi con il personaggio che vive in quel momento la scena. Ci sono, infatti, diversi punti di vista nella storia e c’è anche quello dello stesso Koko.

Ma non mancano i riferimenti ad altri romanzi, come “Gli ambasciatori” di Henry James e “Le storie di Babar” Jean de Brunhoff, non facenti parti del mondo di King;  i protagonisti di “Koko” leggono e uno di loro scrive romanzi: romanzi oscuri.

Come già detto la storia pecca di lunghezza, di eccessive descrizioni, e di storie di qui si poteva fare anche a meno di raccontare. Anche la descrizione di alcuni episodi, che attraverso la memoria dei protagonisti, vengono ripetuti e rivissuti più volte, ma con punti di vista diversi.

Mentre la storia va avanti, si capisce come l’autore voglia mostrare al lettore che l’origine del male è qualcosa che non nasce dal nulla, ma nasce da altro male; si radica piano piano nell’animo umano, diventa sempre più forte fino ad esplodere. Un episodio, un vissuto, tanti vissuti, possono cambiare per sempre la vita di un uomo trasformandolo in un mostro.

Sicuramente una storia che merita di essere letta, per conoscere un autore che forse sta all’ombra di King, ma che come stile e come bravura non si può considerare meno. Per me è stata una scoperta, ma proprio perché ultimamente non  amo molto i libri troppo lunghi e troppo descrittivi, il mio voto è:

3,5 pinguini lettori.

A presto,

la vostra blogger Lucia.

Ringrazio la casa editrice per la copia omaggiata.

Alcune immagini sono tratte da internet

21/04/2022 Recensione Codice di Dean R. Koontz

Editore: ‎ Fanucci
Link d’acquisto: qui
Uscita: 24 marzo 2022
Copertina flessibile: ‎ 348 pagine

Da quando sua moglie, Michelle, se n’è andata sette anni prima, Jeffy Coltrane ha lavorato per mantenere una vita apparentemente normale per sé e sua figlia di undici anni, Amity. Tutto procede per il meglio fino a quando un eccentrico tipo, noto come Spooky Ed, si presenta alla loro porta e chiede a Jeffy di nascondere un oggetto strano e pericoloso – qualcosa che lui chiama “la chiave di tutto” – dicendo a Jeffy che non deve mai usarlo. Mai, e per nessuna ragione. Ma dopo una visita di un gruppo di uomini dai tratti inquietanti, Jeffy e Amity si ritrovano ad attivare accidentalmente la chiave e a scoprire una verità straordinaria. Il dispositivo consente loro di passare tra piani paralleli allo stesso tempo familiari e bizzarri, meravigliosi e terrificanti.


“Codice” di Dean Koontz è un romanzo che ho letto tutto d’un fiato. Sarà perché si parla di mondi paralleli e multiverso, sarà perché la trama mi ha incuriosito da subito, ma ho avuto un forte richiamo verso questa storia.  Non conoscevo quest’autore e per me è stata un grande scoperta.

Jeffy Coltrane, il protagonista, è un uomo tuttofare, sognatore, amante dei libri e innamorato della figlia Amity che ha cresciuto da solo da quando lei aveva quattro anni. La moglie lo ha abbandonato e dopo sette anni non ha mai perso la speranza di un suo ritorno.

Amity ha undici anni, più dodici che undici, come dice lei. È una ragazzina sveglia, grande lettrice  e sogna di diventare una scrittrice.

Padre e figlia mi hanno letteralmente catturato da subito, per la loro storia, per il loro modo di porsi davanti a situazioni che avrebbero fatto scappare chiunque.

“Codice” è stato per me uno di quei romanzi che aspetti di leggere e che arriva nel momento giusto, dove avventura, viaggi, incontri strani e bizzarri, suspense e adrenalina, mondi distopici, dove l’unica salvezza è la fuga dal mondo stesso, insieme ad una buona caratterizzazione dei protagonisti e di alcuni personaggi, rendono questa storia coinvolgente.

Il mistero che avvolge fin dall’inizio la figura di Ed Harkenbach, un uomo eccentrico che vive per strada, ma che si pone agli altri con un fare distinto e che non sembra affatto un barbone. Un giorno l’uomo si presenta a casa di Jeffy affidandogli un’oggetto misterioso racchiuso in una scatola. Un oggetto che vale miliardi di dollari, così dice l’uomo, e che sconvolge la vita dei Coltrone.

E poi c’è la scomparsa della moglie, morta o ancora in vita? Domande che vengono fuori una volta svelata la natura dell’oggetto misterioso: un dispositivo che porta in universi paralleli e dove la moglie Michele potrebbe essere ancora viva, perchè ogni evento della realtà produce infinite diramazioni dell’universo.

Il multiverso era un costrutto di innumerevoli seconde occasioni, e anche se permetteva malvagità e morte, permetteva anche il bene e la vita

Non manca il cattivo di turno, talmente spietato che a volte cade nel ridicolo. Forse troppo caricato nella sua eccessive ossessioni di vendetta. Uno di quei personaggi che corrisponde bene agli stereotipi del crudele di turno.

Anche la storia risulta costruita in modo tale che si raggiunga il luogo e il momento giusto in cui concludere l’avventura dei protagonisti. Scene che potrebbero essere delle vere è proprie tragedie ma che l’autore trasforma in momenti in cui non si sa se ridere o angosciarsi.

Destini spezzati  e incontri inaspettati creano una storia ricca di emozioni e anche di riflessioni. L’amore incondizionato di un padre per la figlia e il legame che li unisce mi ha colpito: complice, simbiotico e delicato.

Nel romanzo ci sono anche i riferimenti ad autori di fantascienza e fantasy, ma anche citazioni e paragoni con storie già scritte. Ho notato tanto amore per la lettura e per la scrittura da parte dell’autore e questo mi ha portato ad apprezzare ancora di più questo romanzo. Forse il desiderio di evadere e di fuggire in un altro universo per raggiungere una felicità che manca, è quella cosa che spinge uno scrittore a scrivere un romanzo come questo e a far sognare chi lo legge.

“La vita nel multiverso era come una splendida quercia con un fantastiliardo di rami, alcuni deformi e altri magnifici.

Un romanzo adatto agli amanti della fantascienza e ai sognatori come me e come i due protagonisti di questa storia: Jeffy ed Amity.

Il mio voto è

4,5 pinguini lettori.

Ringrazio la casa editrice Fanucci per la copia omaggio.