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21/11/24 Recensione “Il Profumo dei Fiori di Zafferano” di Clare Marchant

Audiolibro letto da Angela Ricciardi

DUE DONNE.
UN FIORE PREZIOSO.
UN SEGRETO TERRIBILE, NASCOSTO
DA CINQUE SECOLI

1541 Sola nella gelida torre di una tenuta nel Suffolk, Eleanor intinge la penna nell’inchiostro e inizia a scrivere. Non c’è più tempo, ormai, per fare ciò che è necessario. Gli uomini del re Enrico VIII stanno arrivando, e lei deve andarsene in fretta e lasciare la dimora in cui è stata tanto felice. Soprattutto deve abbandonare i campi di zafferano, la pianta preziosa come l’oro i cui semi le sono stati donati dai monaci che l’hanno cresciuta. Adesso spera solo che qualcuno trovi il suo messaggio e capisca cosa gli sta chiedendo di fare. Una volta finito di scrivere, la donna prende un fiore di zafferano, lo posa tra due fogli di pergamena insieme al rametto di rosmarino che vi ha messo a seccare e richiude il libro… 2019 Nella vecchia biblioteca della tenuta di suo nonno, Saffron Hall, Amber sfoglia pagine sottili, impreziosite da delicate miniature. Non può fare a meno di pensare che quel libricino di preghiere rilegato in pelle stesse aspettando proprio lei…

La mia opinione

Ho ascoltato questo libro alcuni mesi fa. Ne volevo parlare da subito, ma tra una cosa e l’altra, ho rimandato, rischiando di lasciare che l’idea e le riflessioni su questo romanzo rimanessero soltanto nella mia mente. Stamattina ho detto a me stessa: è arrivato il suo momento. “Il profumo dei fiori di zafferano” di Clare Marchant è un libro che parla di dolore, amore e speranza.

Una delle protagoniste di questa storia è Eleanor, che, come trasportata da un vento di dolore dal lontano 1541, giunge a Saffron Hall nel 2019, dove da poco si è trasferita Amber. In questo luogo c’è una biblioteca e lei è lì per aiutare il nonno a catalogare i libri.

Un odore, un richiamo, e Amber trova un libricino di preghiere rilegato in pelle, scritto in latino. Le prime parole che legge sono:

Da questo momento in poi, Amber si ritrova a leggere la storia di Eleanor vissuta secoli prima, e proprio Eleanor cerca di comunicare con lei per chiederle aiuto.

Ma anche Amber ha bisogno di aiuto, di qualcosa che la riporti a una vita che non sembra più appartenerle, perché un dolore le ha strappato il cuore: la perdita di una figlia mai nata.

Immagine presa da internet

Amber, leggendo la storia di Eleanor, inizierà ad avere uno scopo per cui vivere; una scintilla di speranza che la farà forse risollevare dal dolore in cui era sprofondata.

Lo zafferano, che dà in parte il titolo al romanzo, è la spezia più costosa al mondo. Il campo dei fiori di zafferano, come si vede dalla foto, si tinge del viola dei petali di crocus sativus, accompagnato dal giallo delle antere che portano il polline. Il raccolto di questa spezia scandisce le pagine di questa storia. Saffron Hall è il luogo dove vive il nonno di Amber e dove lei trova il libricino di preghiere, che tradotto significa appunto villa di Zafferano.

Narrato dalla splendida voce di Angela Ricciardi, “Il profumo dei fiori di zafferano” è un romanzo bellissimo, che mi ha stretto il cuore, ma che mi ha dato calma e alla fine serenità. Un viaggio ai tempi dei Tudor, dove chi non era nelle grazie del re rischiava la vita. I sogni che si infrangono, la forza di lottare fino alla fine e la speranza di non arrendersi, tutto questo è racchiuso in questa storia.

Lo consiglio a chi ama i romanzi storici con salti temporali e un po’ di mistero.

E voi lo conoscete? Lo avete letto? Aspetto come sempre i vostri commenti.

La vostra blogger Lucia.

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11/10/2024 Recensione “La biblioteca dei fisici scomparsi” di Barbara Bellomo 

Titolo: La biblioteca dei fisici scomparsi
Autrice: Barbara Bellomo
Editore: Garzanti 
Pagine: 256
Prezzo: 16.90 euro
Uscita: 20 agosto 2024 Link d’acquisto: qui

TRAMA

L’odore dei libri si mischia alla polvere del gesso delle lavagne. Ida sa bene che la biblioteca di via Panisperna è un luogo speciale. Da quando lavora lì la sua vita è cambiata. Tra quelle aule, rubando nozioni di fisica agli studiosi più importanti della materia, ha assaporato l’indipendenza e la libertà. Cosa non comune per una donna nell’Italia degli anni Trenta. Lì ha incontrato lo studioso Ettore Majorana di cui è diventata amica. Lì ha incontrato Alberto e l’amore più grande che si possa provare. Ma all’improvviso tutto cambia. Il padre ha scelto per lei un marito e non le resta che celare sotto mille strati di rimorsi un grande segreto…

La mia opinione

“La biblioteca dei fisici scomparsi” di Barbara Bellomo è il terzo romanzo che leggo della stessa autrice. Questa volta veniamo catapultati negli anni Trenta e la protagonista è Ida Clementi, una giovane ragazza appartenente a una famiglia borghese di origine siciliana. Ida è piena di sogni e speranze e non sopporta che la sua condizione di donna la costringa a un ruolo marginale nella società.

Un giorno le viene proposto di lavorare presso la biblioteca di via Panisperna a Roma, dove lavorano e studiano menti brillanti, conosciuti come “i ragazzi di via Panisperna”, l’appellativo dato al gruppo di scienziati italiani, quasi tutti molto giovani e con a capo Enrico Fermi, che negli anni Trenta fecero studi di importanza storica nell’ambito della fisica nucleare, tra cui i neutroni lenti. In questo luogo Ida conosce anche il grande amore della sua vita: Alberto.

Tra queste giovani menti c’è anche Ettore Majorana, con cui Ida stringerà una bella amicizia. Proprio dalla scomparsa del fisico inizia la storia.

“IL PROFESSORE MAJORANA, ORDINARIO DI FISICA TEORICA ALL’UNIVERSITÀ DI NAPOLI, È MISTERIOSAMENTE SCOMPARSO, SI VALUTA L’IPOTESI DI SUICIDIO”

Ritroviamo Ida non più ragazza, ma una donna sposata e infelice che dai ricordi cerca di risollevarsi, trovare la forza di andare avanti.

Foto instagram

Così le vicende si alternano tra gli anni Trenta e Cinquanta, tra un’Ida giovane, innamorata e spettatrice di scoperte scientifiche che avrebbero cambiato il mondo, ma che ad un certo punto deve abbandonare i propri sogni con scelte obbligate, e un’Ida adulta e matura che vuole riappropriarsene. Cosa non facile per una donna. I tempi sono ancora lontani dall’emancipazione e, se pensiamo che ancora oggi risentiamo di questo pregiudizio, possiamo immaginare come la protagonista si sia sentita nel momento in cui inizia a fare finalmente delle scelte libere.

Mi aspettavo un romanzo diverso che parlasse di scienziati, perché sono un’appassionata di fisica, e che parlasse soprattutto della scomparsa di Ettore Majorana, ma invece dietro una bella copertina dal fascino retrò si nascondeva altro: la storia di una donna che cerca di ritrovare sé stessa e un viaggio nella storia stessa tra incomprensioni, dolore e amore.

La pioggia leggera, le mani sudate dall’emozione e il timore di non essere all’altezza. Ha paura che abbia ragione suo padre. Per quanto si sia documentata su come funzioni una biblioteca, sui sistemi di catalogazione e sulla fisica quantistica, sa bene di essere ancora impreparata su molto.
Serra i pugni e respira a fondo.

Il romanzo è scritto in terza persona e il punto di vista è quello appunto di Ida. Non nego che questo stile di scrittura non è tra i miei preferiti, perché chi racconta la storia sembra molto distaccato e questo distacco si trasmette anche a chi legge. A volte ho anche fatto confusione a capire, soprattutto inizialmente, in quale luogo si trovasse la protagonista, se a Roma o Catania, ma gli avvenimenti storici raccontati sono accurati e, considerando che la protagonista è solo una laureata in lettere che sogna di insegnare, riesce lo stesso a mostrarci quali scoperte scientifiche si stiano compiendo davanti ai suoi occhi mentre lavora alla biblioteca.

Oltre a raccontare minuziosamente le ipotesi sulla scomparsa del grande fisico Ettore Majorana, attraverso fonti storiche che la stessa scrittrice ci riporta nelle note, Barbara Bellomo ci mostra soprattutto come venivano viste le donne nei due periodi storici descritti. Quale ruolo avessero le donne negli anni Trenta e come, dopo la Seconda Guerra Mondiale, nonostante si siano fatte carico di tutto, il loro ruolo continuasse a essere marginale, ma con un barlume di speranza all’orizzonte.

Questa volta l’autrice è riuscita a non farmi piangere, come era accaduto nel suo precedente romanzo, e il finale riesce a lasciare un segno di coraggio e di speranza.

Ma anche se non ho versato lacrime, per tutto il romanzo ho sentito frustrazione per le situazioni a cui venivano sottoposte le donne perché così richiedeva la società di allora.

Non voglio aggiungere altro. Se volete fare un salto nel passato e conoscere la storia di Ida e dei fisici di via Panisperna, allora vi consiglio di leggere questo romanzo.

Il mio voto è

4 pinguini lettori.

A presto,

la vostra blogger Lucia.

I commenti sono sempre graditi!😊

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