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04 /03/2023 Recensione “I Fidanzati dell’inverno. L’Attraversaspecchi vol. 1” di Christelle Dabos

Regia Paolo Girella
Durata 14h 28m
Versione audiolibro integrale
Traduzione Alberto Bracci Testasecca
Pubblicazione 13 maggio 2021
ISBN 9788869867484

Trama

L’Attraversaspecchi è una saga letteraria in tre volumi che mescola Fantasy, Steampunk e Belle Époque, paragonata dalla stampa francese alle saghe di J.K. Rowling e Philip Pullman. Fa da sfondo un universo composto da 21 arche, tante quanti sono i pianeti che orbitano intorno a quella che fu la Terra. La protagonista, Ofelia, è originaria dell’arca “Anima”; una ragazza timida, goffa e un po’ miope ma con due doni particolari: può attraversare gli specchi e leggere il passato degli oggetti. Lavora come curatrice di un museo finché le Decane della città decidono di darla in sposa al nobile Thorn, della potente famiglia dei Draghi. Questo significa trasferirsi su un’altra arca, “Polo”, molto più fredda e inospitale di Anima, abitata da bestie giganti e famiglie sempre in lotta tra di loro. Ma per quale scopo è stata scelta proprio lei? Tra oggetti capricciosi, illusioni ottiche, mondi galleggianti e lotte di potere, Ofelia scoprirà di essere la chiave fondamentale di un enigma da cui potrebbe dipendere il destino del suo mondo.

La mia opinione

Ciao amici, oggi vi parlo del primo volume di una saga che mi ha letteralmente rapita: “L’attraversaspecchi” di Christelle Dabos.

“I fidanzati dell’inverno” è il primo romanzo e vede protagonista Ofelia, una giovane bibliotecaria di Anima. Anima è una delle 21 arche in cui è stata divisa la Terra, dopo la sua lacerazione. Anima è un luogo un po’ magico, in cui la gente ha il potere di animare gli oggetti: maniglie, porte, bambole, etc.

“Le vecchie dimore hanno un’anima, si sente spesso dire. Su Anima, l’arca in cui gli oggetti prendono vita, le vecchie dimore avevano più che altro la tendenza a sviluppare un carattere orribile.”

Ofelia, come altri abitanti di Anima, ha anche altri poteri. Lei è un’attraversaspecchi: ha la capacità di spostarsi da un luogo ad un altro attraversando gli specchi. Un riferimento al famoso romanzo “Alice attraverso lo specchio” di Lewis Carroll.

Ma ciò che però la rende speciale è il sapere leggere gli oggetti. Il tocco delle sue mani permette di conoscere la storia di un oggetto, dal presente al passato, facendosi testimone non solo di fatti remoti, ma anche delle emozioni di chi ha posseduto quell’oggetto. È proprio per questo dono Ofelia, senza saperlo ancora, sarà scelta per sposare un uomo, il nobile Thorn, che vive in un’altra arca: il Polo, un luogo freddo e ostile.

Ofelia era un’eccellente lettrice, una delle migliori della sua generazione. Era in grado di decifrare il vissuto dei macchinari strato dopo strato, secolo dopo secolo, risalendo alle mani che nel tempo li avevano maneggiati, utilizzati, amati, danneggiati e aggiustati.

Quando Ofelia sarà costretta raggiungere il Polo e a stabilirsi lì fino alla data del matrimonio, lei che è sempre stata una ragazza tranquilla, goffa e un po’ anticonformista, dovrà vedersela non solo con il fidanzato Thorn, un ragazzo taciturno e poco socievole, ma con tutta la gente che gli sta attorno e poco incline ad accoglierla. Nel Polo, che si rivela un luogo spaventoso, sia per le temperature glaciali, sia per gli abitanti, gli intrighi di corte, le invidie e la manipolazione della mente, Ofelia scoprirà che non tutto è come appare.

Come già detto sopra sono rimasta affascinata e totalmente rapita da questa storia. Non l’ho letta, ma ascoltata. Accompagnata dalla voce narrante di una bravissima Liliana Bottone, mi sono immersa in questo mondo di arche e poteri speciali e non sono riuscita ad aprire altro libro.

Foto Instagram

Ofelia e il suo mondo bizzarro, dove gli oggetti si animano e sentono le sue emozioni, mi hanno incantata. Il suo modo di approcciarsi agli eventi, dapprima con paura e poi con coraggio, mi hanno fatto innamorare di questa protagonista.

Non voglio svelare troppo, ma posso dire che le arche, gli immortali che le governano, i protagonisti, il genere un po’ fantasy, post-apocalittico con un tocco di steampunk , mi hanno trasportato in una storia che aspettavo da un po’. Era da molto che un romanzo non mi suscitava tante emozioni e la voglia di conoscere il seguito.

Christelle Dabos, con una scrittura fluente e dettagliata, ha creato un nuovo mondo immaginario, costruito tassello dopo tassello e svelato al lettore piano piano, con tutte le sue stranezze e particolarità. Un viaggio in una Terra spezzata in arche, ognuna da scoprire ed esplorare.

Assolutamente consigliato.

Il mio voto è:

5 pinguini ascoltatori.

Christelle Dabos

Christelle Dabos (1980) è cresciuta a Cannes in una famiglia di musicisti e artisti. Scrive le prime storie all’università. Durante un periodo di convalescenza si unisce a Plume d’Argent, una comunità di scrittori su Internet che la incoraggia a partecipare a un concorso organizzato da Gallimard Jeunesse. Dal 2005 vive e lavora in Belgio. Nel 2013 ha vinto il Prix du Premier Roman Jeunesse Gallimard-RTL-Télérama per Fidanzati dell’inverno, pubblicato da E/O nel 2018, seguito da Gli scomparsi di Chiardiluna La memoria di Babel (E/O 2019), e da Echi in tempesta (E/O 2020). Nel 2016 i primi due libri della saga sono stati premiati con il Grand Prix de l’Imaginaire.

10/02/2020 Recensione romanzo: “Storia del nuovo cognome. L’amica geniale volume 2 “di Elena Ferrante

PREMESSA

“Storia del nuovo cognome” di Elena Ferrante è il secondo capitolo della serie de “L’ amica geniale”.

E’ passato esattamente un anno da quando lessi per la prima volta di Elena e Lina, protagoniste di questa storia, ma è come se fossero passati solo pochi giorni, perché la loro storia non ti lascia, ti entra nella testa ed è difficile che sfugga via.

Anche questa volta sono riuscita a finire il romanzo e scriverne la recensione prima dell’uscita della serie tv, che sarà stasera, così da apprezzarla e capirla di più.

La prima stagione mi è piaciuta molto. Credo che anche la seconda non sarà da meno, considerando che questo secondo capitolo mi è piaciuto ancora più del primo.

SINOSSI

“Capii che ero arrivata fin là piena di superbia e mi resi conto che – in buona fede certo, con affetto – avevo fatto tutto quel viaggio soprattutto per mostrarle ciò che lei aveva perso e ciò che io avevo vinto. Lei naturalmente se ne era accorta fin dal momento in cui le ero comparsa davanti e ora stava reagendo spiegandomi di fatto che non avevo vinto niente, che al mondo non c’era alcunché da vincere, che la sua vita era piena di avventure diverse e scriteriate proprio quanto la mia, e che il tempo semplicemente scivolava via senza alcun senso, ed era bello solo vedersi ogni tanto per sentire il suono folle del cervello dell’una echeggiare dentro il suono folle del cervello dell’altra”. Ecco “Storia del nuovo cognome”, secondo romanzo del ciclo de “L’amica geniale”. Ritroverete subito Lila ed Elena, il loro rapporto di amore e odio, l’intreccio inestricabile di dipendenza e volontà di autoaffermazione.


La mia opinione

“Storia del nuovo cognome” inizia dove si era concluso “L’amica geniale”.  Le scarpe donate a Marcello Solara da Stefano Caracci, adesso marito di Lina, distruggono le attese di lei, mostrandole chi è veramente il marito, un uomo, vittima di un sistema di favori e favoritismi, di rispetto e di violenze in un rione di Napoli che cerca di sfuggire alla miseria e al grigiore che lo pervade. Stefano, che a Lina era sembrato un uomo buono, capace di liberarla dalla povertà e dalla famiglia che l’aveva costretta a rinunciare ai suoi sogni, si ritrova imprigionata in un matrimonio violento, schiava di un marito, che si trasforma nell’orco di cui aveva paura da bambina: Achille che, come uno spirito dall’aldilà, si impossessa del corpo di suo figlio Stefano.

Elena Greco che racconta di Lina come un’osservatrice attenta, capace di scavare dopo anni nella psiche umana. Lei, coetanea di Lina, che rincorre e sfugge da lei, spaventata dalla sua vicinanza, ma allo stesso tempo attratta come una calamita.

Elena, detta Lenù, che pur accrescendo la sua ambizione, diventa sempre più insicura, soffocata dai pregiudizi, dall’invidia verso l’amica, che reputa più intelligente, più caparbia, più sicura e anche capace di fronteggiare le avversità a testa alta.

L’odore della povertà pervade le pagine di questo romanzo, senza mai abbandonarlo. La paura di non riuscire a farcela, di battersi per migliorare se stessi in un contesto sociale che è fatto di botte, insulti, pregiudizi, dolore e ignoranza. Una parte di una Napoli dove le donne soffrono e vengono sopraffatte, quasi schiacciate da alcuni uomini, incapaci di andare al di là dei loro istinti primordiali; mentre altri anche dove vivono uomini combattenti che cercano di fuggire dalla miseria e dall’ignoranza che li accompagna dalla nascita.

Le parole di questo romanzo scorrono veloci, travolgono come un’onda, portano lontano dal rione per scoprire nuove passioni. Le protagoniste, da adolescenti piene di aspettative per il loro futuro, diventano donne.

La vita è piena di sorprese e questo romanzo ti sorprende come la vita.

L’amore che sembra l’unica ancora di salvezza, può fare impazzire e annebbiare i sensi, ma può anche liberare l’anima.

Lina, che all’inizio del romanzo sembra avere toccato il fondo, fantasma di sé stessa, scopre l’amore e quasi per magia riscopre la vera sé.

Personalmente, Lina, rimane il personaggio più bello, ma è attraverso le impressioni di Lenù che la sua vita viene raccontata.

Ho detestato Lenù, per quasi tutto il romanzo, ma alla fine ho capito che le scelte che ha fatto hanno inizio dal forte legame con Lina. Elena senza Lina, Lina senza Elena non esisterebbero così come sono state raccontate a noi lettori.

Elena per sfuggire alla miseria e alle sue origine,  lotta con le unghie e con i denti, si sacrifica, si umilia, mente a tutti compresa sé stessa. Spaventata anche lei dall’orco che, per lei, non ha la forma di Achille, ma ha la consistenza della miseria, visibile dai suoi abiti usati, dalle sue scarpe vecchie, dal suo parlato sguaiato. Tutto ciò lo nasconde alla gente che incontra nel suo cammino e che spera possa salvarla dall’orco.

Alla fine nessuno le salva. Non c’è un principe che le libera dalla torre e dal mostro che le perseguita, ma loro stesse con il coraggio e la forza che le caratterizza, riescono a spiegare le ali e a spiccare il volo per cercare l’emancipazione.

Ho apprezzato questo romanzo più del primo, forse per maggiore dinamicità, per la crescita difficile delle sue protagoniste, per il suo evolversi pagina dopo pagina e per la sorpresa che mi ha suscitato. 

Lo consiglio a chi ama le storie della vita, il passato di una Napoli che cerca di rinascere dai sogni dei suoi figli.

Il mio voto è

5 pinguini lettori.

Aspetto come sempre i vostri commenti.

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