Ciao amici,
eccoci al quarto e ultimo appuntamento della rubrica “La scrittura e i suoi generi letterari“. Oggi parliamo di “Stereotipi nei romanzi“. Anche questa volta lo scrittore Massimo Valentini, autore del romanzo “Il sogno di Nova” (recensione qui), ci spiega un argomento davvero interessante .
Ricordo che la rubrica si ferma qui per una lunga pausa. Prenderà il suo posto una mia vecchia rubrica sugli autori che hanno lasciato il segno nella letteratura.
Intanto vi consiglio di leggere questo articolo e di lasciare, se vi va, una vostra opinione.
“STEREOTIPI NEI ROMANZI” DI MASSIMO VALENTINI
Uno dei personaggi più facili da immaginare per chiunque si accinga a scrivere un romanzo, non importa di che genere, è senza dubbio il/la protagonista. Sappiamo che spesso lo scrittore professionista – o quello amatoriale – tende a immedesimarsi nelle sue storie, senza per questo trasporre integralmente la realtà in ciò che scrive. Nel far questo, però, dona spesso “vita letteraria” a un/una protagonista con più pregi che difetti. Veri e propri cliché letterari capaci di superare con facilità ogni ostacolo senza mai un momento di debolezza se non pochi, temporanei e superficiali attimi di smarrimento, e naturalmente dotati di abilità fuori dal comune. Abilità poco o nulla giustificate dal loro background storiografico. Chiamiamo questi personaggi perfetti Mary Sue, se femminucce, Gary Stu, se maschietti.
Ma chi li inventati per primo? Star Trek. O meglio, i fan della famosa serie fantascientifica.
Come detto, il personaggio femminile Mary Sue nacque in una fanfiction parodistica di Star Trek, pensata per ironizzare in modo bonario le storie inventate da fan del telefilm, che spesso erano giovani ragazze innamorate del capitano James T. Kirk, Spock e altri dell’omonimo franchising. Spesso, queste persone, inventavano eroine belle e intelligenti che ovviamente convolavano a nozze col proprio personaggio preferito. Col tempo il termine “Mary Sue” è diventato sinonimo di un personaggio femminile troppo bello per essere vero nel contesto di una storia, e quindi, inverosimile. Il suo alter ego maschile è naturalmente “Gary Stu”. Personaggi del genere sono comunissimi anche nel mondo cinematografico. Pensiamo, ad esempio, a buona parte degli eroi e delle eroine dei film d’azione. Lui, eroe senza macchia né paura, belloccio, capace di affrontare un combattimento a mani nude e uscirne sempre vincente, non importa quanti nemici abbia di fronte, o al limite, cavarsela con una ferita al braccio anche in situazioni che avrebbero steso una compagnia di soldati bene equipaggiati in una guerra reale. Lei, eroina bella/timida/intelligente/che si scopre unica & speciale senza uno straccio di motivazione plausibile. Se state pensando a Edward Cullen e a Bella Swan, io non vi ho detto nulla! Ma perché si tende più facilmente a costruire personaggi inverosimili?
Il fatto è che quando iniziamo a scrivere tutti noi tendiamo a trasporre sulla carta i nostri desideri, la persona che vorremmo essere o quella dalla quale vorremmo essere amati. In fondo, sognare, è bello. E poi creare un buon protagonista è difficile. Bisogna fare i conti con tratti caratteriali che non sono i nostri e raccontarne debolezze e difetti. Quindi Gary Stu, se siamo uomini, o Mary Sue, se siamo donne, è quel personaggio che ci somiglia ma senza i nostri limiti né i difetti. E’ la persona perfetta per la storia perfetta. Se scriviamo un fantasy il nostro personaggio perfetto combatte, sa fare incantesimi, è bello e cavalca un drago. In un romanzo di ambientazione realistica è perfetto e ricco.
Quali sono i limiti di personaggi del genere? Che non esistono non solo nella realtà ma neanche in quella fittizia della storia. Perché, nella realtà le ragazzine come Bella Swan difficilmente fanno innamorare a prima vista vampiri a meno di non essere come Edward, altro Gary Stue per eccellenza. E i bei tenebrosi di poche parole spesso e volentieri non sono quegli uomini dal triste passato ma affascinanti e maturi, ma, spesso persone che, se sono silenziose, è perché non hanno proprio nulla da dire. Infatti, sempre nella realtà, magari si rivelano violenti o soltanto volgari. A un lettore abituato a storie di qualità la mancanza di verosimiglianza impedisce l’immedesimazione nel personaggio. Così, invece di innamorarsi della ragazzina che, con un filo di trucco e una “rivelazione” della fatina di turno, scopre di essere la dea-drago che salverà il mondo, la detesta e posa il libro. Perché Mary Sue non sbaglia mai, è sempre dolce, quindi è piatta.
Lo scrittore deve quindi cercare di costruire a tavolino personaggi coerenti con le regole del mondo in cui è ambientato il romanzo e filtrare abilmente pregi e difetti degli stessi per renderli verosimili. Per esempio, può immaginare un protagonista abile nel combattimento dopo tanti anni dedicati allo studio e alla pratica delle arti marziali, ma del tutto negato per le relazioni con l’altro sesso. Oppure può descrivere un personaggio inetto che, nel corso della storia, acquisisce abilità particolari giustificate dagli eventi della storia. Quanto detto vale per qualsiasi romanzo che voglia anche essere un “buon romanzo”. Esistono però delle eccezioni alla regola. Per esempio, gli Harmony. Se voglio leggere una storiellina d’amore senza pretese mi piace leggere di una bella ragazza e di un bel tenebroso che diventa, da pirata che era, una sorta di cucciolotto innamorato di lei. In queste storie non pretendiamo letteratura aulica né essere sorpresi da chissà che rivelazioni eccitanti e inattese. Vogliamo semmai una minestra fredda con tutti gli ingredienti al posto giusto con, regina tra tutte, Mary Sue. Gli esempi, anche nel cinema, sono innumerevoli. Davvero, in Pretty Woman, una prostituta può innamorarsi di uno squalo della finanza specializzato nello smembrare società al collasso per ricavarne una percentuale? E davvero costui ricambia l’amore di lei e nel contempo cambia la propria morale? Naturalmente no! E non è forse un Gary Stu perfetto il celeberrimo James Bond, ovvero lo 007 più famoso della storia del cinema? Donne a profusione, nessuno lo uccide, bello e intelligente.
Personaggi come Bella Swan, Edward Cullen, Vivian e Bond sono macchiette perché, nella realtà, non potrebbero esistere. Eppure, non essendo certamente espressione di arte scritta né di cinema d’autore, hanno un loro pubblico e anche un loro motivo di esistere. Dopo tutto, de gustibus non disputandum est.
Massimo Valentini
Massimo Valentini è uno scrittore, divulgatore freelance e pubblicista italiano, nato a Cosenza nel 1973. È stato nella redazione di Voyager Magazine, la rivista ufficiale dell’omonima trasmissione televisiva, e ha collaborato col Giornale dei Misteri, il più antico mensile sull’insolito, curandone la rubrica “Il detective della scienza”. Nel 2007 la Falco Editore ha stampato la sua raccolta di racconti fantastici Alfa e Omega e nel 2008 il romanzo Ultima Thule. La 0111 Edizioni ha pubblicato le sue raccolte di racconti Quattro ombre azzurre (2009), Sulle ali di Althaira (2009) e Gabbiani delle Stelle (2011). Nel 2012 il racconto Alpha e Omega è apparso sul numero 482 del Giornale dei Misteri e la Lettere Animate Edizioni ha pubblicato il suo romanzo Primus, l’uomo che sognava di vivere, uno dei pochi esempi di bizzarro fiction del panorama letterario italiano. Il racconto Ritorno a casa è stato pubblicato nella miscellanea Calabresi per sempre (Edizioni della Sera, Roma, 2019). In Giappone è stato pubblicato 特別な女の子涼子 (Tokubetsuna on’nanoko Ryōko, “Ryoko, una ragazza speciale”) tratto dal suo racconto breve Lei, e 運命の女涼子 (Unmei no jo Ryōko, “Ryoko, donna del mio destino”) a sua volta tratto dal suo racconto Ryoko, principessa metropolitana.
Il sogno di Nova è il suo terzo romanzo.
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