L’amante giapponese di Isabel Allende

29/10/2017 La mia recensione

“L’amante giapponese” di Isabel Allende

Sinossi “Un romanzo sull’amore che non passa e sul potere delle parole degli amanti” Io Donna

L’epica storia d’amore tra la giovane Alma Belasco e il giardiniere giapponese Ichimei: una vicenda che trascende il tempo e che spazia dalla Polonia della Seconda guerra mondiale alla San Francisco dei nostri giorni.
“Ci sono passioni che divampano come incendi fino a quando il destino non le soffoca con una zampata, ma anche in questi casi rimangono braci calde pronte ad ardere nuovamente non appena ritrovano l’ossigeno.”

Costo ebook 6,99 euro

Costo copertina flessibile 9,50 euro

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La mia recensione

Ho letto molti libri di Isabel Allende, alcuni li ho amati di più, come “La casa degli spiriti e “Paula”, altri meno. Questo romanzo rientra in quest’ultima categoria, ma ciò non significa che non mi sia piaciuto.

La storia è quella di Alma Belasco e il giardiniere giapponese Ichimei Fukuda, ma è anche la storia di Irina Bazili, della famiglia Belasco e della famiglia Fukuda. Storie tristi che si incrociano e che lasciano un segno nella vita di ciascuno.

Irina Bazili arriva a Lark House, residenza della terza età nella periferia di Berkley all’età di 23 anni. Arriva con poche illusioni e con un passato misterioso alle spalle. E’ una ragazza cresciuta in un villaggio della Moldavia abitato da vecchi e bambini e abituata a lavorare e ricevere ordini.  A Lark House la sua vita cambierà e potrà finalmente liberarsi dai fantasmi che la perseguitano. Anche se durante il colloquio per il posto nella residenza, lei  dice di non credere a queste presenze.

Alma Belasco arriva al Lark House silenziosamente. E’ autoritaria e apparentemente priva di sentimentalismo e di attaccamento alle cose, indipendente dagli affetti, tranne che per il nipote Seth, un giovane avvocato, erede della famiglia Belasco. Grazie a lui, Alma e Irina riescono ad infrangere la barriera caratteriale che li separa.

La storia delle due donne si svela in tutta la sua tristezza, malinconia e solitudine man mano che si scorrono le pagine. In questo romanzo c’è molto dolore, critica e denuncia. Lo sono quasi tutti i romanzi dell’Allende, ma qui il dolore sembra più accentuato. Si sente la solitudine dell’avanzare dell’età: Alma bambina, raccontata da un’Alma vecchia; Alma giovane e innamorata vista con gli occhi di Seth e Irina; Alma anziana che prova a vivere una vita normale, ma che si rende conto che non può farlo.

C’è il dolore della speranza che svanisce di Takao Fukuda, padre di  Ichimei, quando tutta la famiglia viene deportata nei campi di concentramento nel deserto, dopo le bombe di Pearl Harbor. La paura del terrorismo da parte degli americani.  Molti non conoscono questa realtà, ma questo successe ai giapponesi durante la seconda guerra mondiale, una storia nascosta a molti. Gli americani, oltre ad aver lanciato le bombe su Hiroshima e Nagasaki,  deportarono i giapponesi statunitensi in campi isolati ed estremi, privandoli  dei loro averi, delle loro passioni e anche della dignità, allontanandoli dalla civiltà e da tutto quello che avevano realizzato durante la loro vita. Quando molti di loro ritornarono, alla fine della guerra, non avevano più niente, solo, a chi era rimasta, la forza di ricominciare e ricostruirsi un futuro.

Il padre di Ichimei, soffrì terribilmente, per le privazioni subite durante l’internamento. Un gesto brutale di un popolo, quello americano, che vantava gli ideali di libertà ed uguaglianza.

Nel romanzo “L’amante giapponese” le storie si alternano tra passato e presente delle due protagoniste: Alma e Irina. Qualche volta creando anche confusione. Troppe storie che potevano essere approfondite. Ci sono infatti personaggi minori, grazie ai quali si toccano temi importanti: la disabilità, la solitudine della vecchiaia, l’omosessualità, la violenza sui minori, la pornografia, la guerra e infine, ma non meno importante, i campi di sterminio degli ebrei.

Tra i personaggi minori che mi hanno colpito, troviamo Cathy, una donna rimasta paralizzata in seguito ad una caduta da un’arrampicata sportiva. Lei aiuta tanti anziani di Lark House ad andare avanti, o a lasciarsi andare alla morte. Crea il gruppo del distacco, da un’idea suggerita da Alma.

“Sai che cosa aiuta maggiormente nella disgrazia, Irina? Parlare. Nessuno può stare al mondo da solo. Per quale motivo credi che abbia messo in piedi l’ambulatorio del dolore? Perché  il dolore  condiviso è più sopportabile. L’ambulatorio serve ai pazienti, ma più ancora serve a me. Tutti abbiamo dei demoni nascosti negli angoli più remoti dell’anima, ma se li portiamo alla luce, rimpiccioliscono, si indeboliscono, tacciono e alla fine ci lasciano in pace.”

Sono frasi che ricordano quando  la scrittrice  per superare la morte della figlia decide di parlare al mondo di lei, della sua vita, per rendere più sopportabile un dolore altrimenti lacerante.

Per concludere, questo romanzo è pieno di storie, e l’amore tra Ichimei e Alma nella loro diversità razziale, in un mondo dove l’apparenza è tutto, serve a raccontarle.

La loro storia che nasce da bambini, che cresce con loro e va al di là della morte fisica, si racconta nelle pagine scritte da una bravissima scrittrice che come sempre non mi delude, perché  mette dentro se stessa, la sua anima, le sue esperienze e quelle degli altri. Anche se la sensazione che ho avuto leggendo è stata di fatica, stanchezza e tristezza. Mi aspettavo più passione e più dinamicità nei personaggi.

Ma vi lascio lo stesso con queste parole:

“Ci sono passioni che divampano come incendi fino a quando il destino non li soffoca con un zampata, ma anche in questi casi rimangono braci calde pronte ad ardere nuovamnte non appena ritrovano l’ossigeno”

Il voto è

4 pinguini lettori.

Buona lettura,

Lucia.

Per chi volesse approfondire le tematiche sui campi di internamento giapponesi può cliccare la seguente foto, troverete un articolo interessante:

Ragazze di origine giapponese nel campo temporaneo di
Tanforan, in attesa di essere trasferite a Topaz.

Biografia

Isabel Allende

Isabel Allende è nata a Lima, in Perù, nel 1942, ma è vissuta in Cile fino al 1973 lavorando come giornalista. Dopo il golpe di Pinochet si è stabilita in Venezuela e, successivamente, negli Stati Uniti. Con il suo primo romanzo, La casa degli spiriti del 1982 (Feltrinelli, 1983), si è subito affermata come una delle voci più importanti della narrativa contemporanea in lingua spagnola. Con Feltrinelli ha pubblicato anche: D’amore e ombra (1985), Eva Luna (1988), Eva Luna racconta (1990), Il Piano infinito (1992), Paula (1995), Afrodita. Racconti, ricette e altri afrodisiaci (1998), La figlia della fortuna (1999), Ritratto in seppia (2001), La città delle Bestie (2002), Il mio paese inventato (2003), Il Regno del Drago d’oro (2003), La Foresta dei pigmei (2004), Zorro. L’inizio di una leggenda (2005), Inés dell’anima mia (2006), La somma dei giorni (2008), L’isola sotto il mare (2009), Il quaderno di Maya (2011), Le avventure di Aquila e Giaguaro (2012), Amore (2013), Il gioco di Ripper (2013), L’amante giapponese (2015), Oltre l’inverno (2017). Negli Audiolibri Emons Feltrinelli: La casa degli spiriti (letto da Valentina Carnelutti, 2012) e L’isola sotto il mare (letto da Valentina Carnelutti, 2010). Inoltre Feltrinelli ha pubblicato Per Paula. Lettere dal mondo (1997), che raccoglie le lettere ricevute da Isabel Allende dopo la pubblicazione di Paula, La vita secondo Isabel di Celia Correas Zapata (2001). Nel 2014 Obama l’ha premiata con la Medaglia presidenziale della libertà.

News

Il 9 novembre 2017 Isabel Allende torna con un nuovo romanzo “Oltre l’inverno“.  Per saperne di più clicca qui.

 

2 pensieri su “L’amante giapponese di Isabel Allende

  1. Federica

    Anche a me qquesto libro della Allende non ha entusiasmato 🙁

    non so se l’hai letto ma sul tema dei deportati giapponesi negli stati uniti avevo letto Il gusto proibito dello zenzero e mi era proprio piaciuto!

  2. Lucia Autore articolo

    Questo libro è bello, ma troppe storie e troppi personaggi. Non ho letto “Il gusto proibito dello zenzero”. Di chi è? Per me è stata una scoperta la deportazione dei giapponesi. Pochi ne parlano, probabilmente gli americani non sono molto orgogliosi di quanto hanno fatto. Già avere distrutto con le bomba atomica le città giapponesi è stato un atto meschino e crudele. Gli innocenti sono quelli che pagano sempre il prezzo più alto. Grazie per il tuo consiglio e per essere passato a trovarmi. Ti aspetto…

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