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11/10/2024 Recensione “La biblioteca dei fisici scomparsi” di Barbara Bellomo 

Titolo: La biblioteca dei fisici scomparsi
Autrice: Barbara Bellomo
Editore: Garzanti 
Pagine: 256
Prezzo: 16.90 euro
Uscita: 20 agosto 2024 Link d’acquisto: qui

TRAMA

L’odore dei libri si mischia alla polvere del gesso delle lavagne. Ida sa bene che la biblioteca di via Panisperna è un luogo speciale. Da quando lavora lì la sua vita è cambiata. Tra quelle aule, rubando nozioni di fisica agli studiosi più importanti della materia, ha assaporato l’indipendenza e la libertà. Cosa non comune per una donna nell’Italia degli anni Trenta. Lì ha incontrato lo studioso Ettore Majorana di cui è diventata amica. Lì ha incontrato Alberto e l’amore più grande che si possa provare. Ma all’improvviso tutto cambia. Il padre ha scelto per lei un marito e non le resta che celare sotto mille strati di rimorsi un grande segreto…

La mia opinione

“La biblioteca dei fisici scomparsi” di Barbara Bellomo è il terzo romanzo che leggo della stessa autrice. Questa volta veniamo catapultati negli anni Trenta e la protagonista è Ida Clementi, una giovane ragazza appartenente a una famiglia borghese di origine siciliana. Ida è piena di sogni e speranze e non sopporta che la sua condizione di donna la costringa a un ruolo marginale nella società.

Un giorno le viene proposto di lavorare presso la biblioteca di via Panisperna a Roma, dove lavorano e studiano menti brillanti, conosciuti come “i ragazzi di via Panisperna”, l’appellativo dato al gruppo di scienziati italiani, quasi tutti molto giovani e con a capo Enrico Fermi, che negli anni Trenta fecero studi di importanza storica nell’ambito della fisica nucleare, tra cui i neutroni lenti. In questo luogo Ida conosce anche il grande amore della sua vita: Alberto.

Tra queste giovani menti c’è anche Ettore Majorana, con cui Ida stringerà una bella amicizia. Proprio dalla scomparsa del fisico inizia la storia.

“IL PROFESSORE MAJORANA, ORDINARIO DI FISICA TEORICA ALL’UNIVERSITÀ DI NAPOLI, È MISTERIOSAMENTE SCOMPARSO, SI VALUTA L’IPOTESI DI SUICIDIO”

Ritroviamo Ida non più ragazza, ma una donna sposata e infelice che dai ricordi cerca di risollevarsi, trovare la forza di andare avanti.

Foto instagram

Così le vicende si alternano tra gli anni Trenta e Cinquanta, tra un’Ida giovane, innamorata e spettatrice di scoperte scientifiche che avrebbero cambiato il mondo, ma che ad un certo punto deve abbandonare i propri sogni con scelte obbligate, e un’Ida adulta e matura che vuole riappropriarsene. Cosa non facile per una donna. I tempi sono ancora lontani dall’emancipazione e, se pensiamo che ancora oggi risentiamo di questo pregiudizio, possiamo immaginare come la protagonista si sia sentita nel momento in cui inizia a fare finalmente delle scelte libere.

Mi aspettavo un romanzo diverso che parlasse di scienziati, perché sono un’appassionata di fisica, e che parlasse soprattutto della scomparsa di Ettore Majorana, ma invece dietro una bella copertina dal fascino retrò si nascondeva altro: la storia di una donna che cerca di ritrovare sé stessa e un viaggio nella storia stessa tra incomprensioni, dolore e amore.

La pioggia leggera, le mani sudate dall’emozione e il timore di non essere all’altezza. Ha paura che abbia ragione suo padre. Per quanto si sia documentata su come funzioni una biblioteca, sui sistemi di catalogazione e sulla fisica quantistica, sa bene di essere ancora impreparata su molto.
Serra i pugni e respira a fondo.

Il romanzo è scritto in terza persona e il punto di vista è quello appunto di Ida. Non nego che questo stile di scrittura non è tra i miei preferiti, perché chi racconta la storia sembra molto distaccato e questo distacco si trasmette anche a chi legge. A volte ho anche fatto confusione a capire, soprattutto inizialmente, in quale luogo si trovasse la protagonista, se a Roma o Catania, ma gli avvenimenti storici raccontati sono accurati e, considerando che la protagonista è solo una laureata in lettere che sogna di insegnare, riesce lo stesso a mostrarci quali scoperte scientifiche si stiano compiendo davanti ai suoi occhi mentre lavora alla biblioteca.

Oltre a raccontare minuziosamente le ipotesi sulla scomparsa del grande fisico Ettore Majorana, attraverso fonti storiche che la stessa scrittrice ci riporta nelle note, Barbara Bellomo ci mostra soprattutto come venivano viste le donne nei due periodi storici descritti. Quale ruolo avessero le donne negli anni Trenta e come, dopo la Seconda Guerra Mondiale, nonostante si siano fatte carico di tutto, il loro ruolo continuasse a essere marginale, ma con un barlume di speranza all’orizzonte.

Questa volta l’autrice è riuscita a non farmi piangere, come era accaduto nel suo precedente romanzo, e il finale riesce a lasciare un segno di coraggio e di speranza.

Ma anche se non ho versato lacrime, per tutto il romanzo ho sentito frustrazione per le situazioni a cui venivano sottoposte le donne perché così richiedeva la società di allora.

Non voglio aggiungere altro. Se volete fare un salto nel passato e conoscere la storia di Ida e dei fisici di via Panisperna, allora vi consiglio di leggere questo romanzo.

Il mio voto è

4 pinguini lettori.

A presto,

la vostra blogger Lucia.

I commenti sono sempre graditi!😊

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03/07/2022 Recensione “La casa del carrubo” di Barbara Bellomo

Ciao amici lettori, oggi vi parlo di un romanzo pseudostorico ambientato durante la seconda guerra mondiale in Sicilia: “La casa del carrubo” di Barbara Bellomo. Questo è il secondo romanzo che leggo di questa autrice siciliana; il primo è stato “Il libro dei sette sigilli” che ho recensito tempo fa. La recensione la trovate qui.


IL RACCONTO EPICO DI UNA FAMIGLIA DILANIATA DALLA GUERRA NELLA SICILIA DEGLI ANNI 40

Editore ‏ : ‎ Salani (26 maggio 2022)
Lingua ‏ : ‎ Italiano
Costo: 16,90 euro
Copertina flessibile ‏ : ‎ 336 pagine

SINOSSI

Il racconto epico di una famiglia dilaniata dalla guerra nella Sicilia degli anni ’40. Fino a quando la guerra non arriva a bussare alla tua porta, sembra sempre meno cattiva di quello che ti aspetti. O almeno è ciò che pensa Vittorio Floridia, professore di latino e greco a Catania, all’indomani del bombardamento che ha distrutto la sua casa e infranto ogni speranza di tornare a una vita normale. Come potrà ora salvare la famiglia dai morsi della paura e della fame? Forse accettando l’invito di Luigi Villalba, un vecchio amico, a trasferirsi nella sua tenuta di campagna, la casa del carrubo. La chiamano così per via del maestoso albero che da sempre protegge i suoi abitanti e che ora dovrà vegliare su due intere famiglie…

La mia opinione

“La casa del carrubo” di Barbara Bellomo è un romanzo ambientato durante la seconda guerra mondiale in Sicilia prima e dopo lo sbarco degli alleati. La Sicilia che sembra distante da tutti, ma che diventa una sorta di ombelico del mondo per risolvere le sorti della guerra.

L’autrice siciliana ha sentito il bisogno di scrivere una storia che parlasse della sua terra dilaniata dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale. L’idea le è nata nel Natale del 2001 e non l’ha mai lasciata. Quella sera il padre ha ricordato la storia della sua famiglia durante lo sbarco, parlando del nonno, professore di latino e greco e del bombardamento che colpì la loro casa. La fuga verso la campagna e la vita vissuta in quel periodo.

Anch’io quando ero bambina ascoltavo i racconti di mio nonno. Li raccontava con minuzia di particolari e io ne rimanevo affascinata e spaventata allo stesso tempo. Un ricordo che non l’ho abbandonava mai. Lui non visse in Sicilia, durante lo sbarco, ma visse comunque la guerra sulla propria pelle.

Ma “La casa del carrubo” è un’altra storia, frutto della fantasia di Barbara Bellomo, anche se basata su fatti storici. Racconta la vita di due famiglie:  I Floridia e I Villalba. I primi vivono a Catania, ma devono fuggire a causa dei bombardamenti incessanti che colpiscono la città. I secondi vivono ad Acate e sembrano lontani dalla guerra, ma questa toccherà anche loro senza lasciare scampo.

La guerra non guarda in faccia nessuno: né uomini, donne e bambini, né ricchi né poveri.  Colpisce il corpo, il cuore e la mente. Cambia la gente, facendo uscire il meglio o il peggio da chi la vive. Non ha né vinti né vincitori. È solo orrenda.

I Villalba vivono in una casa all’ombra di un albero di carrubo. L’albero di carrubo è un albero che cresce nelle zone del mediterraneo e ha dei frutti particolari. Don Luigi  è il proprietario e ci vive con sua sorella Assunta che ha da poco perso il figlio e il marito. Insieme a loro, nella grande casa, ci vivono anche sua nipote Nunzia e la domestica Lina. Quest’ultima ha sempre dei proverbi siciliani pronti per ogni situazione e sembra leggere il cuore di tutti.

“Bonu tempu e malu tempu non dura tuttu u tempu.”

Luigi che ha anche una farmacia, dopo una vita di sacrifici, partendo dall’essere un semplice contadino arriva a prendere il titolo di Don, non sa che presto la sua vita sarà sconvolta, non solo dalla guerra che entrerà fino dentro casa sua, ma da un sentimento che ha cercato di soffocare per tanti anni.

A Catania la famiglia Floridia deve fuggire, dopo che i bombardamenti hanno distrutto la città e la loro casa. Vittorio, il capo famiglia, decide di scappare e portare la moglie Agata e i figli Luca, Elena ed Michele ad Acate proprio dal suo amico Don Luigi.

Ma all’ultimo momento Vittorio, decide di rimanere a Catania per salvare il salvabile nella sua casa bombardata. La sua famiglia arriva ad Acate e viene accolta con affetto da Luigi.

La storia delle due famiglie viene intervallata da capitoli di alcuni dei protagonisti storici che hanno deciso le sorti della guerra. I servizi segreti britannici e americani, contrapposti a quelli tedeschi. Gli Italiani sono descritti come pedine di una situazione che ormai è sfuggita di mano a Mussolini.

Siamo proprio alle ultime mosse, quelle che decideranno il destino del mondo.

Lo sbarco degli alleati in Sicilia, che viene accolto non con feste e balli, come ci hanno mostrato alcune immagini, ma con paura e diffidenza. Lo straniero che fino a pochi mesi prima bombardava le città e che adesso si pone come difensore della terra e liberatore dai nemici tedeschi, considerati fino ad allora alleati.  

Gli italiani combattono a nome dei fascisti e dei nazisti, alcuni lo fanno perché costretti, altri per potere e gloria.

I fatti storici si mescolano con la vita dei protagonisti di questo romanzo. Don Luigi dal cuore buono. Uomo coraggioso che rischia tutto per la sua famiglia e per chi ama, ma anche per qualcosa di più grande di lui.

Ho amato questo personaggio. Mi ha emozionato per le sue scelte coraggiose;  ancora adesso dopo aver chiuso il libro, mi viene una certa malinconia.

Anche Vittorio, professore di greco e latino, è un uomo coraggioso e anche lui perderà tanto. Capirà che la guerra può distruggere in un solo attimo la vita di tutti.

Ogni protagonista di questa storia è ben caratterizzato, con emozioni, passioni e sentimenti che portano ciascuno di loro a fare delle scelte a volte giuste, a volte incomprensibili.

Unica cosa che non ho apprezzato, soprattutto inizialmente, sono stati i capitoli romanzati delle decisioni tattiche  e politiche. Mi creavano un po’ di confusione. Troppi personaggi storici, sicuramente indispensabili, ma che potevano, secondo me, essere introdotti in altro modo.

Un romanzo che consiglio di leggere, per le emozioni che suscita, per la capacità dell’autrice di descrivere l’amore, la passione, la tenacia, il coraggio e la lotta per la sopravvivenza e per i fatti storici che hanno portato alla conclusione di una guerra che ha ucciso nel corpo e nell’anima tanti uomini, donne e bambini.

Il mio voto per questo romanzo è:

4,5 pinguini lettori.

Ringrazio la casa editrice Salani per la copia omaggio.

Le immagini nell’articolo sono prese da internet.